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La bara semplice di cipresso. E su di essa la bandiera dell’Azione cattolica ed un vangelo aperto sul passo della risurrezione tratto dal vangelo di Giovanni.

 

 

 

L’ultimo viaggio di Uccio Calabrese, lo storico presidente dell’Azione cattolica di Campi Salentina, scomparso nella notte tra domenica e lunedì, a 98 anni, è fatto di segni. Ma anche di persone. Tantissime, che ieri pomeriggio hanno gremito la chiesa matrice di per tributargli il saluto dei Giusti. A celebrare le esequie, l’arcivescovo Michele Seccia. Il rito funebre ha visto anche la presenza di numerosi sacerdoti che con Uccio hanno condiviso la bella ed entusiasmante avventura del volontariato e dell’associazionismo, che lo hanno conosciuto ed apprezzato il suo spirito di servizio. Ma la partecipazione più toccante, emozionata, commossa, è stata quella delle decine e decine di ragazzi, diventati ormai adulti, che hanno avuto Uccio Calabrese come guida, esempio, modello di riferimento, da quando, a partire dagli anni ‘80 ed ancor prima, è stato ai vertici dell’Azione cattolica. Un servizio dedicato, tenace, continuo, durato diversi lustri, durante cui Uccio ha ricoperto anche l’incarico di responsabile diocesano del sodalizio. Proprio per questo motivo, in chiesa, anche diverse delegazioni dell’Azione cattolica di altre comunità. 

“Un figlio della Chiesa, un servitore della Chiesa - ha detto durante l’omelia mons. Seccia - ed un uomo saggio che ha seminato tracce di vangelo mettendosi al servizio della comunità. Uccio ha accolto la fede con entusiasmo ed ha saputo diffondere con umiltà ma anche con determinazione gli insegnamenti di Cristo”.

“Che interceda adesso per noi - ha concluso l’arcivescovo - per la diocesi, per l’Azione cattolica e per il laicato impegnato”.

Ma Uccio Calabrese è stato anche un importante figura nel tessuto sociale e culturale di Campi. Ha voluto ricordarlo il giornalista Pompilio Toscano, suo amico di vecchia data.  

“È stato - ha affermato - certamente un esempio luminoso di laico impegnato nella testimonianza evangelica della fede e della carità. Non si è mai tirato indietro nella parrocchia, nella scuola, nei luoghi del lavoro, nella società civile. Ripeteva spesso che occorreva liberare la Chiesa da quella immagine che sa di autorità, di privilegio, di potere sacrale, di dominio, e restituirle il volto trasparente e divino di Cristo che parla di vita, di compassione, di misericordia”. 

 

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