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In occasione del 50° anniversario di sacerdozio dell’arcivescovo di Otranto, mons. Donato Negro, Portalecce pubblica una serie di interventi non solo per festeggiarlo ma soprattutto per fare memoria ed invitare la comunità diocesana leccese, di cui egli è figlio, alla preghiera per lui e per le vocazioni al sacerdozio.

 

 

 

Mons. Donato Negro è entrato nella mia vita di presbitero proprio nel momento più delicato quando, giovanissimo prete, andavo scolpendo la mia identità sacerdotale. E per giunta, dopo l’intensa esperienza vissuta accanto alla figura luminosa di don Tonino Bello, oggi Venerabile.

Per nulla intimorito dalla gigantesca testimonianza del suo predecessore, don Donato ci ha mostrato subito la sua intelligenza creativa, la sua energia brillante, la sua freschezza apostolica, unite alle sue doti umane, spirituali e di governo. Nonostante la sua indole riservata, non sfuggiva, infatti, la sua capacità profondamente e squisitamente sacerdotale di seguire vissuti, additare mete, aprire cammini, generare processi.

Tutto questo gli veniva dal suo profondo radicamento nella preghiera che riusciva ad accendere in lui quell’inspiegabile passione per la vita degli altri: dono e compito che lo hanno reso nel tempo uomo e pastore pregno di destini, esperto nella geografia dei cuori e nella decifrazione persino di quei crittogrammi nascosti dietro le rughe e le linee che agli altri rimangono invisibili.

È bello ed edificante per tutti noi oggi, nella felice e gioiosa ricorrenza del suo cinquantesimo di sacerdozio, scorgere ancora nel suo sguardo pieno di stupore il suo profondo legame con Cristo; un legame così intimo che la sua vita può essere scritta tutta solo a partire da Lui.

In questa occasione, pensando a don Donato, mi piace richiamare il passaggio di un’omelia che Papa Benedetto ha pronunciato per l’ordinazione di un gruppo di presbiteri: «Cristo, è lui il chicco di grano di Dio, da Dio lasciato cadere nei solchi di questo mondo (…). Ma anche il sacerdote deve, in qualche modo, essere il chicco di grano di Dio; non può accontentarsi di offrire solo parole, prestazioni esteriori, ma deve impegnarsi fino al sangue, cioè deve dare se stesso: il suo destino è legato a Dio».

Nei primi anni del suo ministero episcopale, mons. Negro ci ha davvero donato il frutto più bello della sua ricca esperienza sacerdotale, quello di un amore vero per il Signore e per la Chiesa, costantemente tradotto nella grammatica esigente e coraggiosa del suo ministero.

Ricordo ancora la sua cura tutta paterna per le vocazioni e per i sacerdoti più piccoli, l’attenzione pastorale ai giovani e alle famiglie, l’implementazione delle scuole di formazione per una catechesi più rigorosa e aderente alla vita e una carità sempre più aperta a tutte le povertà.

A don Donato che celebra il suo Giubileo sacerdotale non posso esprimere che un ringraziamento pieno di riconoscenza e di affetto per la sua generosa abnegazione e la sapienza con cui ha guidato senza sosta anime e comunità, presbiteri e famiglie, giovani e anziani.

La sua esistenza continui, come una vela che si spiega gioiosa all’ebbrezza del vento, a raccogliere il soffio sempre nuovo dello Spirito, per continuare ad orientare a Cristo, senso e pienezza della storia, la vita di quanti avranno la fortuna di avvicinarlo e di godere della sua parola e del suo esempio.

*diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi

 

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