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I solenni festeggiamenti dedicati ai santi patroni hanno coronato un anno che ha visto senza dubbio un rilancio del culto oronziano a livello regionale. È doveroso allora esprimere profonda gratitudine a quanti stanno permettendo la riscoperta della figura del protomartire pugliese.

Un grazie quindi anzitutto a mons. Michele Seccia. L’arcivescovo, sin dall’insediamento sulla cattedra di Lecce, ha dimostrato una sincera devozione verso il nostro santo. Ne ha spesso ricordato il patrocinio ai fedeli e, negli interventi pubblici per le principali feste liturgiche, ha sempre affidato la città alla celeste intercessione di Oronzo. Ha inoltre sostenuto, con entusiasmo, le iniziative culturali dedicate al tema e manifestato grande attenzione ai beni artistici consacrati al protettore. Il tratto oronziano di mons. Seccia - che si rivela in generale nella sua sensibilità verso la storia, l’arte e la tradizione del territorio - può essere ormai considerato come uno dei principali aspetti del suo servizio pastorale.

Un secondo, intenso, ringraziamento è diretto all’arciprete turese don Giovanni Amodio ed ai suoi collaboratori. La rinnovata devozione per il martire appulo è infatti partita dalla splendida realtà di Turi, cittadina-sorella di Lecce grazie al culto del medesimo patrono. Se Turi ha vissuto la straordinaria esperienza del giubileo oronziano, se ha avuto l’onore di ospitare tra le proprie mura il prezioso reliquiario del santo ritrovato in Croazia, se lì tanti devoti hanno potuto abbracciare il loro remotissimo patriarca nella fede, tutto ciò si deve all’umile intraprendenza di don Amodio e della sua associazione.

Un terzo grazie è poi da rivolgere a Dino Ciccarese e ad Agostino Buongiorno, autentici custodi della memoria ostunese. Anche la città bianca vive ormai un fecondo tempo di riscoperta delle proprie radici e del suo essere figlia di Sant’Oronzo che lascia ben sperare.

Posto tutto ciò, quali prospettive future si aprono? Proviamo ad avanzare alcune proposte.

In primo luogo, sarebbe auspicabile unire le forze per la costituzione di un centro studi oronziano capace di mettere in contatto tutte le realtà, anche quelle più piccole, in cui il santo è venerato. Un centro studi del genere porterebbe non solo ad approfondire il personaggio di Oronzo ma anche promuovere la ricerca sul primo cristianesimo in Puglia e sui rapporti tra la nostra regione e l’oltre-Adriatico.

Sarebbe poi meraviglioso riuscire a creare una biblioteca o archivio oronziano in cui raccogliere ogni documento e testimonianza inerente la figura e la storia del culto del martire leccese: il lavoro dei tanti che si sono dedicati in passato alla questione o che ancora oggi vi consacrano impegno ed energie non deve assolutamente andare perduto.

Si potrebbe poi valorizzare i luoghi oronziani attraverso un percorso sacro-culturale. Il santuario leccese fuori le mura, il Monte Morrone ad Ostuni, le sacre grotte di Turi e Massafra, le belle chiese dedicate al santo a Campi Salentina o a Diso, la matrice di Botrugno, la parrocchia di Acaya, sono posti di importanza capitale per la devozione al nostro patrono. Andrebbero dunque custoditi e valorizzati sempre più, conosciuti vicendevolmente tra i fedeli dei diversi comuni che hanno Oronzo come protettore e, perché no, divenire meta anche di specifici pellegrinaggi.

Infine, le iconografie del santo andrebbero censite e catalogate al meglio. Certo, realizzare cose del genere non è affatto semplice. Sono necessari impegno, dedizione, spirito di sacrificio e soprattutto grande amore per la fede cristiana, per la nostra terra e la nostra storia. Tuttavia è lecito essere fiduciosi.          

 

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