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Quello che si immaginava o si temeva, sembra essersi realizzato. A seguito dell’approvazione di un recente emendamento, da parte del parlamento italiano, la prevista raccolta di almeno 500mila firme, per richiedere l’indizione di un referendum popolare, prevista dalla nostra Costituzione, è stata superata a piè pari, con l’ammissione della firma digitale.

 

 

 

Il fatto, passato quasi inosservato, cambierà profondamente la manifestazione della volontà popolare, espressa, fino ad ora, nei seggi elettorali e/o nei banchetti lungo le strade per la raccolta delle suddette firme, da consegnare presso la suprema Corte di Cassazione, che ammette o meno l’indizione del referendum stesso.

È del tutto evidente che ora qualsiasi organizzazione o addirittura individuo, può lanciare sul web la raccolta delle firme e raggiungere quote ben superiori a quelle previste fino ad oggi. Qualsiasi “testimonial” sarebbe in grado di ottenere milioni di firme! E questo cosa vuol dire?

Vuol dire che lo strumento referendario potrebbe essere utilizzato con grande frequenza, mettendo a rischio l’esercizio democratico, esercitatosi, fino ad ora, nelle aule parlamentari e nelle assemblee consiliari.

Si realizzerà così l’esercizio diretto e personale delle scelte che governeranno il Paese o qualsiasi altro territorio?

Quello che appare già oggi, con grande evidenza, è il fatto che, se pensiamo all’Italia e non solo, le funzioni del parlamento sembrano essere diventate sempre più residuali.

Le decisioni sono sempre più assunte dagli organi di governo e la volontà popolare si esprime in forme e modi del tutto nuove, sicchè la rappresentanza esercitata, per lungo tempo, dai partiti è profondamente in crisi, se non addirittura morta.

Viene da chiedersi se, e fino a quando, continueremo ad esprimere la nostra volontà attraverso il voto, espresso tradizionalmente nel seggio elettorale.

Il rischio è che la forma prevalga sulla sostanza e una rivoluzione politica (e sociale), anche come esito della pandemia, ci attenda nei prossimi anni (se non mesi).

È meglio, comunque, parafrasando Albert Einstein, “essere ottimisti e sbagliarsi a volte, che pessimisti ed avere ragione”.

 

Forum Famiglie Puglia