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Ci sono argomenti nel nostro tempo che rappresentano delle vere e proprie sfide per l’essere umano. Una di queste è certamente rappresentata dall’intelligenza artificiale.

 

 

 

L’acronimo AI con il quale si indica l’intelligenza artificiale rappresenterà per noi il futuro, ma, come ogni innovazione, essa è considerata come una terribile potenza distruttrice, da alcuni e come una promessa salvifica da altri: in mezzo ci sono gli indifferenti, che la usano senza conoscerla.

Poiché nulla si teme come ciò che non si conosce, è urgente diffondere ed approfondire i contorni di questa dimensione che sembra sovrapporsi, in tutto, alla dimensione umana.

Per altro, l’intelligenza artificiale è la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo e quindi non è fantascienza e non si materializzerà in forma di un robot che ci attende al varco.

Nella quotidianità la stiamo usando: quando facciamo una ricerca in internet essa entra in azione sul nostro device, mostrandoci i risultati che ritiene più adatti e che possono anche inquietarci per la loro precisione.

Il problema ora consiste nella conoscenza del suo funzionamento, perché essa influenzerà sempre di più le nostre vite. È urgente comprendere che cosa essa sia e quali effetti abbia nei più diversi ambiti della vita.

Ragionare sia sulle promesse che sulle criticità dell’AI, ci aiuterà a comprendere sia le questione tecniche, che gli aspetti etici, le interpretazioni giuridiche e gli effetti sul mondo del lavoro, anche per superare sia gli allarmismi, che i facili entusiasmi futuristici.

Dobbiamo avere la consapevolezza che l’AI non appartiene alla stregoneria, ma piuttosto alla statistica.

Ma cosa significa in concreto? “Rosso di sera, bel tempo si spera” non è solo un detto popolare è una sintesi di ricorrenze le cui basi sono scientifiche.

Potremmo allora scoprire gli errori dei “riconoscimenti facciali”, ma anche gli orrori di una procedura finalizzata a causare danni o a realizzare scopi militari senza limiti. Un sistema basato sulla statistica, è, e resta, un sistema basato su una percentuale di errore.

La dimensione pedagogica che ne deriva ci porta a comprendere il ruolo determinante della multidisciplinarità, che serve per comprendere veramente l’AI. Essa, in fondo, ripercorre la storia dell’uomo, in relazione all’evoluzione del tentativo di riprodurre se stesso, la propria mente, la natura che lo circonda.

Comprendere di più e meglio, ci consentirà di renderci conto che, con un approccio positivo, l’AI si porrà al servizio dell’uomo, per consentirgli di vivere meglio, partendo dalla consapevolezza che il pensiero è una peculiarità degli umani, non di una qualsiasi macchina.

 

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