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Che l’Italia sia caratterizzata, tra l’altro, dal diffuso fenomeno della denatalità è arcinoto: siamo tra gli ultimi Paesi al mondo nella scala demografica.

 

 

 

L’indice di 1,17 figli per donna non consente il ricambio generazionale e fa prevedere un Paese di persone sempre più vecchie e, quasi inesorabilmente, sempre più sole.

Le cause sono note, anche se va rilevato che in periodi storici anche più difficili dell’attuale, come il secondo dopoguerra, si è registrata una forte spinta demografica.

Più che motivazioni di carattere socio-economico, si debbono rilevare motivazioni psicologiche, che

sembrano accantonare i sentimenti di speranza e di fiducia nel futuro.

La maternità ha rappresentato, per secoli, il fulcro dell’identità femminile, ma oggi è un obiettivo residuale, da perseguire quando ogni altro sia stato raggiunto.

Ma la maternità può fare riferimento a più valori: l’ospitalità, la riconoscenza, la creatività e la libertà.

La maternità rappresenta un potenziale per tutte le donne, che possono riconoscerlo e praticarlo, senza necessariamente partorire dei figli.

La maternità si può esprimere in maniera molteplice: come riconoscenza, come creatività, come libertà.

Quante donne, senza essere madri biologiche, sono state oggetto di riconoscenza da soggetti che hanno aiutato nella loro vita e che hanno trattato questi soggetti “come una madre”.

Pensiamo, ad esempio, alle migliaia di Suore che, nei contesti più difficili del mondo, hanno svolto per anni e con grande dedizione, appunto “materna”, compiti di accoglienza e di assistenza.

Pensiamo a generazioni di “maestre” che hanno svolto, con passione, compiti vicarianti delle madri naturali, impossibilitate o decedute o comunque assenti.

A questo proposito, torna utile ricordare che la più grande pedagogista italiana, Maria Montessori, è stata una grande madre “simbolica”: la sua opera educativa ha generato il “bambino nuovo”, senza troppe smancerie ed anzi assumendo atteggiamenti forti ed autoritari, quando necessario.

Anche l’artista assume funzioni generative rispetto alla sua opera d’arte, che in molti casi protegge e cura con l’“affetto di una madre”.

Anche nelle relazioni con altri esseri umani si può essere “materni”, senza essere madri biologiche e dando prova, a volte, di grande dedizione ed affetto, che nemmeno una madre potrebbe assicurare.

In buona sostanza, qualsiasi donna, se solo lo vuole, può esercitare la maternità, al di là e al di sopra di quella puramente biologica.

 

Forum Famiglie Puglia