Se c’è un tema che la pandemia da Covid 19 ha evidenziato, questo è il tema della complessità. È bastato un virus microscopico per rivoluzionare le nostre vite e per sovvertire l’ordine del mondo.

Il Covid sconfina in ogni ambito delle nostre esistenze e ci ha fatto comprendere che è impossibile separare l’epidemiologia dall’economia o dall’ecologia.

I confini tra le scienze e le discipline sono definitivamente abbattuti e, insieme, guardiamo all’umanità che domina tutti gli studi.

Newton diceva che era impossibile capire la follia delle masse: “siamo in grado di analizzare i moti celesti, ma non le masse sulla terra”. Al calcolo matematico sfuggiva un elemento: l’aspetto umano!

La matematica, ad esempio, non ci spiega perché un certo numero di persone decide di non vaccinarsi, durante una pandemia, mettendo a rischio la propria vita e quella altrui.

La storia della scienza ci viene in aiuto: siamo nel 1847 a Vienna, nel cui Ospedale Imperiale era stato appena assunto il giovane medico austroungarico Ignaz Philipp Semmelweis che, dopo innumerevoli morti di giovani donne per “febbre puerperale”, fece una scoperta sensazionale: i batteri che provocavano quelle morti potevano essere eliminanti “semplicemente lavandosi le mani, da parte dei medici e degli studenti di medicina” prima delle visite.

Ma il Nostro venne osteggiato da tutto l’ambiente scientifico dell’epoca, in particolare dai Francesi e dagli Inglesi, solo perché non apparteneva a nessuno dei due popoli.

Si trattava di una questione ideologica, esattamente come l’avversione ai vaccini anti Covid. È necessario, pertanto, che lo studio della complessità prenda in considerazione anche questi aspetti, integrando i vari parametri della vita sociale.

Il collasso delle barriere tra discipline, ci fa comprendere quanto sia utile, ad esempio, che la fisica teorica s’intrecci con la letteratura, con la filosofia e con la storia.

“Scienze esatte e scienze umane”, come si diceva una volta, debbono andare sempre più a braccetto, se vogliono contribuire a salvare l’uomo sulla terra.

Il Covid ce lo ha finalmente insegnato. Speriamo!