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Secondo la leggenda Lorenzo elargì ai poveri il ricavato della vendita dei beni della Chiesa di Roma anziché consegnarlo al prefetto; il raggiro gli costò il rogo.

 

 

Venne disteso su una graticola alimentata da carboni ardenti. L’atroce modalità fu accettata con impassibilità dal martire tanto che, ad un certo punto, avrebbe chiesto ai suoi carnefici di essere rivoltato perché da una parte era sufficientemente cotto. Ciò accadeva il 10 agosto del 258.  

Per questo è invocato contro le ustioni, le febbri, i dolori di schiena (perché fu la prima parte del corpo ad essere lambita dalle fiamme) ed anche dai cuochi e dai bibliotecari perché è raffigurato con una mano che tiene la croce e con l’altra che regge un libro su cui è scritta la frase: Dispersit dedit pauperibus; probabilmente questa immagine ha generato il protettorato.

La scena del suo martirio ha favorito la credenza secondo la quale il giorno della sua festa si raggiungono temperature canicolari sebbene di breve durata, contenuta nel proverbio meteorologico panitaliano: San Lorenzo gran calura, Sant’Antonio (abate) gran freddura, l’una e l’altra poco dura.

A Lecce un tempo era ricorrente questa frase: tece te agostu: pigghia lu cantaru e mintilu a postu, dieci di agosto: prendi il vaso da notte e mettilo a posto. Perché quando avveniva il trasferimento nella nuova casa, le prime masserizie che si mettevano al posto dove poi sarebbero restate in futuro, erano prima di tutto il vaso da notte, da togliere di mezzo sia perché ingombrante, intralciava i passi di chi doveva procedere a mettere in ordine la nuova abitazione e, in secondo luogo, per evitare che fosse visto da occasionali visitatori.

La consuetudine di cambiare abitazione tradizionalmente il 10 agosto, pare che risalga precisamente al 31 (o al 18) luglio 1844 quando Ferdinando II - visto che le antiche consuetudini dei traslochi cadevano nei giorni 14 e 15 del mese seguente, considerati giorni sacri in cui i fedeli sono chiamati all’adempimento degli uffici di pietà - anticipò gli “sloggiamenti” al 10 agosto di ogni anno.

Nella tradizione popolare la notte del 10 che non è meno attesa rispetto a quella del 15 agosto, giorno dell’Assunzione in cielo della Madonna, cadono le stelle (e si esprimono desideri), dette popolarmente “lacrime di san Lorenzo”: quelle che il martire versò durante il suo supplizio e che da quel momento vagano nei cieli.

San Lorenzo è un nome molto diffuso nel Salento - e non soltanto a Lizzanello dov’è protettore, modificato al maschile in Larienzu, Renzu, talvolta Nenzu ed al femminile in Lurenza, Enza, Nzina; oggi è alquanto diffuso il nome Loris.

    

Per approfondimenti: R. Barletta, Quale santo invocare? Edizioni Grifo, 2013

 

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