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Nella serata di quel 20 aprile 1993 giunse la notizia che purtroppo - a causa della lunga malattia - si attendeva, ma che mai si avrebbe voluto ricevere: il nostro - e di tutti - don Tonino era tornato in cielo.

 

 

Grazie a quello stesso cielo, tanto ormai si sa, si è letto, si è ascoltato, si è visto di e su don Tonino. Così come - giustamente e con un pizzico di sano orgoglio salentino - non si contano ormai le intitolazioni di vie cittadine, di scuole, di ambienti religiosi anche al di fuori dei confini della sua terra natìa; ed anche l’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano di Lecce è, da qualche anno, a lui intitolato.

Grazie a questa capillare presenza nelle quotidianità di tante comunità sia cristiane che civili, che ha portato l’indimenticato don Tonino ad essere conosciuto, apprezzato, pregato in ogni angolo del mondo, sembra superfluo, in queste semplici righe, rievocare sue parole o frasi ormai fruibili in ogni momento ed in molteplici modi ed alle quali, comunque ed ovviamente, si rimanda di cuore.

Vale la pena, invece, di sottolineare - si spera al meglio - solo una tra le tante facce e sfaccettature del bellissimo diamante umano che è stato, è ancora e per sempre sarà don Tonino: quella poetica. E, proprio cogliendo questa peculiarità tra le tante che lo hanno caratterizzato e reso ancor più vicino alla variegata umanità con cui è entrato in contatto nella sua esistenza, senza mai, però, scalfirne la sua concretezza di opere e di gesti, ci piace pensare che, come Gesù, pastore di anime e maestro di vita e di amore, don Tonino non ha lasciato dietro di sé una eredità (intesa sia nel senso spirituale e men che meno nel senso materiale), semplicemente perché chi è presente ancora nel mondo non con il corpo, ma con lo spirito che vive ancora nelle sue parole e, soprattutto, nella sua incredibile e dolce testimonianza di vita, è davvero ed assolutamente vivo in mezzo alla gente non solo del suo tempo, ma di tutti i tempi.

Quindi, ricordare don Tonino, nell'anniversario della sua morte, non deve significare "rievocare" qualcosa, perché non ha bisogno di rievocazione qualcuno che è ben presente e vivo oggi e sempre. Ed allora, ma non da ultimo, è il caso di concludere questo breve, particolare, appassionato e doveroso ricordo dell'uomo e del vescovo don Tonino Bello, facendo un originale parallelo, richiamando alla memoria dei lettori di Portalecce, quanto è avvenuto l'anno scorso, proprio di questi tempi.

Un avvenimento assai raro, infatti, ha portato molti a sollevare lo sguardo al cielo, per diverse sere nell'arco di molte settimane, per ammirare il rarissimo passaggio di quella che gli scienziati hanno chiamato "Cometa dei Neanderthal", così definita in quanto compie la sua orbita attorno alla terra in decine di migliaia di anni, tanto che, l'ultima volta che aveva orbitato vicino alla terra, erano ancora presenti i nostri progenitori Neanderthal. È suggestivo pensare, poeticamente proprio come amava esprimersi l’amato "fratello vescovo", che la sua presenza ed il suo passaggio nella storia dell'umanità non solo non sia mai terminata e terminato, ma stia continuando a lasciare una scia luminosa... proprio come quella di una cometa che non si esaurisce mai e non esaurisce mai la sua luminosità. Che questa sua luce possa essere vista e compresa anche e soprattutto da chi, oggi come sempre, ha il delicato compito di diradare e schiarire le tenebre dell'odio e della guerra tra i popoli. Buon "compleanno della nascita al cielo", caro don Tonino!

 

 

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