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Le borse per i lavori della Cei realizzate dai detenuti-sarti del carcere di Lecce. Approdano nella Città del Vaticano i manufatti che sono “figli” delle mani delle donne che vivono in stato di detenzione all’interno della casa circondariale di Borgo San Nicola.

 

 

 

In questi giorni, infatti, presso l’Aula del Sinodo, la 77esima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana che si è aperta e si concluderà con gli interventi di Papa Francesco. A tutti i  vescovi partecipanti sono state consegnate le borse per contenere il materiale e i documenti dell’assemblea: si tratta di sacche con l’etichetta “Made in carcere”, ovvero cucite nei laboratori sartoriali delle detenute dei penitenziari di Lecce, Trani e Matera.

Quelle in dote all’assemblea della Cei, in particolare, sono state create a Borgo San Nicola: si tratta di borse confezionate  utilizzando scampoli di stoffa donati da aziende tessili che diversamente sarebbero finiti in discarica. Materiale di scarto che invece assume forma e valore. I tessuti arrivano da aziende che hanno la necessità di disfarsene e i sarti sono proprio le persone in stato di detenzione. A dire di più è proprio la didascalia stampata sulle borse: poche righe che dicono tanto. Dicono di una “bella storia da raccontare, di amore e di dignità”. Una storia che parla di “tutela ambientale e inclusione sociale” grazie alle borse realizzate “con tessuti e materiali di recupero per offrire un’altra chance a persone in stato di detenzione ed una seconda vita a tessuti ed oggetti”.

 

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