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Nell’analisi del rapporto tra religione e modernità, la questione del cambiamento religioso si imposta al centro della riflessione pubblica.

 

 

 

Anche in Italia sono state proposte letture diverse del cambiamento religioso; il dato unanime che emerge dalle ricerche è che le italiane sono più religiose degli italiani.

Poiché tutte le ricerche assegnano alle madri, insieme alle nonne, il ruolo di custodi e agenti della socializzazione religiosa nella sfera domestica, l'uscita delle donne della Chiesa rappresenterebbe una minaccia per il futuro della religione in Italia. Questo modo di pensare è stato alimentato da studi che hanno messo in luce, come le giovani donne evidenzino una minore religiosità, più simile a quella dei loro coetanei maschi, che a quella delle loro madri.

Il sentimento religioso degli italiani sussiste, ma i comportamenti qualificanti quali l’appartenenza confessionale, l’identificazione con il cattolicesimo, la partecipazione alla messa, evidenziano una certa disaffezione. La religiosità delle italiane investita dai processi di secolarizzazione che interessano il nostro paese, si rivelano per lo più deboli. La frequenza alla messa è il dato più sconfortante: le praticanti regolari si sono ridotte di 9 punti percentuali.

Alcuni sostengono che sia la mancanza di tempo a spiegare la minore pratica delle donne, e altri ritengono che invece è il risultato di una decisione consapevole.

Alcuni studiosi evidenziano la causa, nell’accusa del cristianesimo di essere patriarcale. Sono ovviamente ricerche che danno uno sguardo sull'andamento della secolarizzazione femminile in Italia.  I dati vanno considerati con le dovute cautele. Auspichiamo una maggiore attenzione nel dibattito pubblico per il rapporto “donne chiesa cattolica” e per la diffusione nello studio della religiosità, dell’approccio di genere.

 

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