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Mamma Jolanda, la madre di don Peppe Diana non è più. Ora lo potrà riabbracciare”.

Così il Comitato “don Peppe Diana” e Libera hanno annunciato la dipartita della mamma del sacerdote ucciso, a soli 36 anni, dalla camorra, il 19 marzo 1994, mentre si accingeva a celebrare la messa, nella parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe, proprio nel giorno del suo onomastico.

“È l’ultimo viaggio di mamma Jolanda verso l’eternità dove ad attenderla ci sono il marito Gennaro e l’amato figlio don Peppe Diana. Questa è l’ora della partecipazione, dell’unità, della preghiera per stringersi intorno ad una donna semplice, fiera, onesta che con tenacia ha saputo difendere la memoria e l’impegno dell’amato figlio don Peppe Diana tracciando un solco che rimarrà indelebile nei cuori e nelle menti di migliaia di ragazzi, testimoni, artisti, cittadini che da tutta Italia sono venuti per incontrarla”, sottolineano le due associazioni, che aggiungono: “È stata per gli scout e per tutti noi, associazioni, movimenti, una vera madre accogliendoci sempre con il sorriso e anche quando non poteva quasi più parlare, non si è tirata indietro mostrando teneramente quel cartello con su scritto ‘grazie’ che assume oggi un valore immenso. Per noi è sempre stata Mamma Jolanda, forte e combattente, dolce e accogliente”.
Anche la diocesi di Aversa ricorda la mamma di don Peppe: “Jolanda di Tella era una donna di fede, esempio di onestà e semplicità”.

I funerali si sono svolti presso la chiesa del cimitero di Casal di Principe.

Don Diana, nato il 4 luglio 1958, da giovane prete, aveva un rapporto speciale con i ragazzi. Anche perché nel frattempo era diventato uno scout. Era il responsabile diocesano dell’Agesci, gli scout cattolici, ed era anche cappellano dell’Unitalsi. Accompagnava i malati nei viaggi a Lourdes, perché era anche assistente nazionale del settore Foulard Blanc. Il 19 settembre 1989 viene nominato parroco della parrocchia di San Nicola a Casal di Principe. Don Diana fu anche l’anima del messaggio lanciato dagli altari delle chiese della foranìa di Casal di Principe, a Natale del 1991, con il documento “Per amore del mio popolo”. Un messaggio dirompente contro la cultura camorristica e criminale, nato nel cuore di quella che lo stesso don Diana definiva la “dittatura armata” della camorra.


Dal 19 marzo 1994, molte cose sono cambiate. La sua morte è stata come un seme caduto nella buona terra, perché ha dato molti frutti. I colpi inferti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura ai clan, sono stati pesanti. Le condanne all’ergastolo per i capi della camorra casalese hanno messo in ginocchio l’organizzazione criminale. Nel frattempo diversi beni sono stati confiscati ai boss e assegnati ad associazioni e cooperative sociali. Ora i criminali sono per lo più in carcere, mentre nel cimitero di Casal di Principe la tomba di don Giuseppe Diana è meta di migliaia di visitatori. Il giorno dei funerali di don Diana, mons. Antonio Riboldi, vescovo di Acerra, ebbe a dire parole profetiche: “Il 19 marzo è morto un prete ma è nato un popolo”.

 

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