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Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni che si celebra oggi, a differenza da quanto avvenuto in passato, non tocca uno strumento della comunicazione ma il cuore di noi stessi e cioè l'azione comunicativa nella sua profondità e nella sua autorivelazione.

 

 

 

Andare, vedere, ascoltare e poi parlare. Questi i verbi stigmatizzati negli ultimi anni che ora guardano all’organo centrale detentore e promotore di ogni azione per ogni essere umano. La parola ha bisogno di movimento, ascolto e conoscenza di sé.

Nel messaggio il Papa ricorda l’episodio dei discepoli di Emmaus. Essi non riconobbero subito Gesù; compresero chi era, solo quando sentirono ardere il loro cuore. Occorre affidarsi al cuore per capire ciò che conta nella conoscenza di sè stessi. Nel Piccolo Principe il protagonista invita l’amico pilota rimasto in panne nel deserto ad andare con lui alla ricerca di un pozzo. Un’idea in apparenza assurda, ma guardando il cielo stellato l’ometto commenta: «Le stelle sono belle per un fiore che non si vede».

È allora che il pilota intuisce che di fronte al nulla apparente bisogna porsi in ascolto e percepire il segnale che porta alla fonte. «Ciò che abbellisce il deserto», dice il Piccolo Principe, «e che nasconde un pozzo in qualche luogo».

C’è una grande fonte primaria per chi fa informazione religiosa: questa fonte attraversa il deserto della nostra vita in cui è complicato orientarsi per trovare notizie vere e utili, che si destreggiano tra i valori di notiziabilità e i tanti miraggi nel quale questa professione si destreggia. Serve una bussola speciale, orientata verso l’etica della professione e, per il credente in Cristo, è colui che ha trasformato la parola in carne che va oltre gli aspetti casistici di una deontologia e che cerca di guardare ad una nuova pastorale incarnante la Parola che più ci permette una conoscenza di noi stessi e combatte  ogni discriminazione (LEGGI). Ogni persona compie il suo cammino a Emmaus: qui la domanda fondamentale a cui deve rispondere, per parlare al cuore: “Di cosa è pieno il tuo cuore?”. Quando il cuore è pieno d’amore, tutto avviene spontaneamente: è l’amore che dà la perfezione a tutto. «Basta amare bene per dire bene!».

 

 

 

 

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