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Stiamo per vivere giorni di intensa devozione per la nostra città e per la nostra diocesi.

 

 

 

Il ritorno di una copia della statua di Sant’Oronzo sulla colonna romana della piazza che Lecce, nei secoli, ha intitolato al suo patrono, al di là dei riflessi storici e delle risonanze popolari, diventa per noi credenti una nuova opportunità per una feconda riscoperta delle radici cristiane della nostra terra, del popolo del Salento e, con ogni probabilità, anche della gente di Puglia.

Abbiamo celebrato due anni fa il Giubileo Oronziano proprio per fare memoria della scelta coraggiosa di un uomo nato in questa città e che duemila anni fa preferì la via della conversione dal paganesimo, decise di cambiare vita e di abbracciare la verità rivelata nel Vangelo di Gesù Cristo.

Fu testimone Oronzo. Senza paura subì le persecuzioni e la prigionia. Affrontò una passione conforme a quella del suo Signore fino al martirio per la fede. Quante volte, durante il Giubileo Oronziano, abbiamo ricordato questa storia chiedendo per noi al Signore la grazia e il coraggio della testimonianza… Non è epopea, non è esaltazione delle doti sovrumane di un personaggio leggendario, la vita di Oronzo non è un poema epico. Per noi credenti è un simbolo, è modello, è esempio di santità da seguire e da imitare.

La festa della città, dopo cinque anni di assenza dell’antico simulacro, è un atto dovuto: sia una festa della comunità, superando le divisioni che la politica spesso provoca e rincorrendo la volontà comune di unità e di concordia, virtù di cui questo tempo è purtroppo avaro. Sia la festa della legalità come stile di vita, del dialogo come via dell’umanizzazione delle contrapposizioni sociali e culturali, del rispetto reciproco e della cura vicendevole: la carità resti per tutti noi l’unico comandamento per cui vale la pena vivere.

Ma, attenzione, a non cadere nella tentazione del vuoto folklore che spesso degenera in superstizione allontanando uomini e donne dal vero senso della devozione e dalle vere ragioni della fede. Quando i nostri padri hanno scelto il loro santo patrono, grati per alcuni segni prodigiosi verificatisi nel tempo, hanno voluto affidare la loro storia, le loro famiglie, le loro vicende umane, nel presente e nel futuro, alla protezione di Dio, consegnando il compito dell’intercessione a Oronzo e poi a Giusto e a Fortunato. Così faremo anche noi.

Faremo festa, dunque, perché, sulle orme di chi ci ha preceduto, manifestiamo gratitudine invocando dai santi la protezione di Dio. Questa è la devozione che non è mai scaramanzia: rimane un atto di fede da vivere guardando con ammirazione alla testimonianza del nostro santo vescovo e martire.

Il 13 aprile resterà per sempre un giorno da ricordare, una pagina di storia locale che questa comunità cristiana, grata a chi generosamente ha consentito il restauro della statua originale e la realizzazione della copia, trasmette ai propri figli, ai nipoti e alle generazioni future perché non si spenga mai la luce della fede, la filiale devozione e l’amore per il patrono.

Mentre la statua salirà fino in cima alla colonna le campane di tutte le chiese di Lecce suoneranno a distesa in segno di partecipazione all’evento, di gioia per questo atteso ritorno, di ringraziamento e di lode al Signore.

Sant’Oronzo continui a starci vicino, a preservaci dal male, a benedire il nostro impegno, a proteggere i nostri bambini e i nostri giovani, a custodire le nostre famiglie e ad avere un occhio di riguardo per chi in questa città soffre: per gli anziani, per gli ammalati e per tutti i poveri.

 

 

 

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