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All'inizio dei festeggiamenti in onore del santo patrono, meno visibile esteriormente ma di certo spiritualmente più intensa, il parroco della chiesa madre, mons. Luigi Scardino ha voluto rivolgere il suo messaggio augurale alla cittadinanza di San Cesario di Lecce.

 

 

 

“A te leviamo un cantico d’amore, o martire Cesario”: anche quest’anno, quarta domenica di luglio la comunità tutta si è ritrovata davanti alla statua argentea del San Cesario martire per cantare un inno di lode. È un giorno di festa in cui si ricorda l’arrivo della reliquia del diacono e martire Cesario in paese. Ricorreva l’anno 1724. Fu donato un pezzo di osso del braccio incastonato, poi, in un reliquiario d’argento.

 “Due gli appellativi che sono associati al patrono: diacono e martire - ha voluto sottolineare don Gino -. Diacono perché ha scelto di servire la Chiesa senza riserve. Già al tempo della Chiesa apostolica si sceglievano uomini di buona reputazione per collaborare con gli apostoli nel servizio della carità. Cesario, pieno di Spirito Santo, fu scelto per questa missione ed espresse la carità distaccandosi dal proprio paese, giungendo a Terracina e lì testimoniò il suo amore per Cristo col servire e donare la sua vita fino all’estremo”.

“San Cesario è invocato inoltre come martire - ha proseguito l’arciprete -. Siamo all’inizio del II secolo dell’era cristiana. Cesario non ebbe paura di testimoniare la sua fede lottando contro la religione pagana che pensava di accattivarsi la benevolenza delle divinità con sacrifici umani. Coerente con il Vangelo si lasciò sottoporre a dure persecuzioni fino al martirio”.

“Il segno sublime - ha detto ancora don Gino - che oggi ci consegna è quello dell’amore per il Signore così siamo chiamati ad essere non solo, dopo tanti secoli, custodi della memoria ma i prosecutori di questa nobile testimonianza. Legati da un devoto vincolo di affetto dobbiamo radicare la nostra vita sul terreno fertile del Vangelo e produrre frutti di amore evangelico.  Il nostro San Cesario non deve essere solo ammirato ma anche imitato e testimoniato”.

“Ai nostri giorni - ha concluso così il suo messaggio don Gino - non è facile coltivare e vivere le virtù evangeliche perché viene richiesto di andare contro corrente di fronte a una cultura neopagana in cui non c’è posto per Dio e per il suo annuncio. San Cesario ci insegna che non bisogna indietreggiare o alzare le mani davanti a usi e costumi in cui si ha il gusto malevolo di dissacrare tutto. È necessario nutrirsi di vangelo, dissetarsi alla sorgente della Grazia sull’esempio vivo del diacono e martire Cesario, nostro patrono e protettore”.

 

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