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“Caro Gesù, da quanto è che non venivo qui da te. C’erano ancora le candele di cera e non queste con l’elettricità”. La preghiera di don Stefano Spedicato, parroco della matrice di Novoli, inizia con le parole di una canzone scritta da un noto cantautore italiano.

La processione è appena giunta al termine. La piazza è gremita di gente con lo sguardo rivolto verso il sagrato, oggi ornato a festa per accogliere l’ostensorio che custodisce il Corpus Domini. Poco prima, lo stesso, è stato portato per le vie del paese incrociando gli occhi commossi della gente ai bordi delle strade. “Tu ci sorprendi, Gesù, e stasera, anzi anche stasera, come ogni anno, «nella Tua misericordia a tutti sei venuto incontro». Lo hai fatto talmente bene che hai deciso di lasciare il tabernacolo per venire da noi, addirittura tra le strade della nostra Novoli”.

Don Stefano ha continuato a pregare ripetendo più volte l’invocazione “spezzati Gesù”. In modo particolare “per i nostri figli, per i giovani, per gli anziani, per le nostre famiglie, lì dove gli amori si sono frantumati e le separazioni tra mogli e mariti, tra genitori e figli, sembrano avere la meglio sul sogno di unità che hai consegnato ai tuoi discepoli come impegno e testimonianza”.  E poi ancora, “per chi soffre e piange nelle ferite del corpo e dell’anima, nelle piaghe delle malattie del tempo moderno. Per gli amministratori della cosa pubblica. Per i sacerdoti, le consacrate e le comunità parrocchiali, affinché possano scegliere con coraggio e audacia il Vangelo e non i primi posti e primeggiare, ma di servire senza apparire”.

La preghiera è poi terminata riprendendo il motivo iniziare: “Spezzati Gesù, per tutti coloro che da Te si sono allontanati”. Per quelli che oggi “non hanno il coraggio di alzare lo sguardo e dirti le parole del cuore”. La festa del Corpus Domini sia un giorno di speranza e di riavvicinamento, nella certezza che ancora una volta è Cristo che corre incontro all’uomo lontano. “A te queste sorprese non devono sembrare nuove - ha concluso don Stefano -  già duemila anni fa hai lasciato il tabernacolo del tuo cielo santo per «venire ad abitare in mezzo a noi» e condividere con noi – eccetto che nel peccato – la nostra natura umana. Così anche stasera hai attraversato le nostre vie facendoti compagno lungo le strade del mondo”.

 

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