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Si è svolta ieri la solenne celebrazione per l’insediamento di don Stefano Spedicato a parroco della comunità di sant’Andrea apostolo in Novoli. Una chiesa gremita ha accolto l’arcivescovo Michele Seccia e i numerosi sacerdoti presenti.

 É una data, quella del 15 di settembre, testimone di un tempo capace di fare la storia. Il paese c’era, come c’erano le autorità civili e i tanti cuori legati da un profondo affetto a don Stefano e a don Mimino. La navata centrale ha accolto la processione di ingresso. Subito sono stati letti gli atti di curia in cui era scritto, nero su bianco, quello che poco dopo la cerimonia avrebbe compiuto con segni sacramentali e liturgici. "Sostanzialmente - ha affermato l'arcovescovo Michele durante l’omelia - è una atto legale quello che si fa, perché l’essere parroco è un vero e proprio lavor", ma subito ha aggiunto: "occorre però andare al cuore del ministero sacerdotale per non correre il rischio di identificarsi esclusivamente come dei funzionari legati a delle responsabilità amministrative e burocratiche". E qual è il cuore, il centro, se non il vangelo e l’Eucarestia. "La più grande responsabilità - ha aggiunto - il sacerdote la vive sull’altare" . Queste le parole che l’arcivescovo ha voluto consegnare a don Stefano e a tutta la comunità. Parole capaci di focus su ciò che è essenziale, per non correre il rischio di perdersi nel vorticoso peregrinare verso le mete del fare e dell’avere, più che dell’essere.

Don Stefano, visivamente emozionato, ha poi voluto abbracciare la comunità che lo ha accolto con  parole fortemente in linea al pensiero espresso dal vescovo. Anche il neoparroco ha attinto dalla scrittura sacra, facendo riferimento al passo di Giovanni al capitolo 13 dove si racconta la notte dell’eucarestia in cui Gesù si “alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita” (Gv 13, 4). "É la parola che in questi giorni mi sta accompagnando", ha rivelato il nuovo parroco, invitando se stesso e la comunità ad alzarsi come ha fatto Gesù, assumendosi così l’impegno a muoversi, "lasciando ciò che è rassegnazione, orgoglio, inimicizia, perché la vita la si scrive da 'in piedi' per camminare, insieme, verso l’incontro col Padre".

Partendo da questi propositi la comunità novolese si appresta a scrivere nuove pagine nella già ricca storia cristiana che la distingue.

 

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