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Come già annunciato ieri, a partire dalle 17,30 di oggi (ritrovo in piazzatta Rizzo) avrà luogo la XV edizione di “Visite guidate”, evento propmosso dall'associazione monteronese “Il Faro”.

 

Tra i monumenti selezionati quest'anno anche l'Arco del giudice Quarta, dove si possono ammirare ancora oggi dei frammenti di due importanti affreschi rappresentati il patrono di Lecce, Sant'Oronzo e quello di Monteroni, Sant'Antonio da Padova. Per saperne di più proponiamo una breve descrizione redatta dallo storico locale Giuseppe Mancarella già pubblicata nel 2007 sul depliant “Ville aperte”.

Non conosciamo il periodo in cui la famiglia Quarta prende dimora certa in Monteroni e se il giudice Giuseppe Quarta, antico proprietario dell’arco in questione, è nativo della nostra comunità; sappiamo, invece, che questi, nel 1852, ricopre l’incarico di Usciere presso il Regio Giudicato del Circondario di Gallipoli e che nel 1870 è Pretore in Ruffano. Da altri documenti d’archivio sappiamo, infine, che il giudice è padre di Gaetano (direttore generale del Banco di Napoli) e di Luigi (segretario comunale in Monteroni, sposo di una dama di Casa Pasca).

L’arco del Giudice Quarta si innalza in Via Putignano, verso l’uscita del centro abitato di Monteroni, e originariamente assolve la funzione d’ingresso alla tenuta di proprietà di questa importante famiglia.

Nelle due nicchie che si aprono nella facciata, si possono ancora ammirare due pregevoli dipinti realizzati a mezzo fresco con ritocchi a tempera, presumibilmente, verso gli inizi del sec. XVIII, che raffigurano Sant’Antonio di Padova e Sant’Oronzo.

Il dipinto raffigurante il santo patavino, protettore di Monteroni, che il popolo lo conosce ancora come lu santu te le tritici grazie, riproduce il frate francescano nella classica postura, che lo vede in posizione frontale, nell’atto in cui sorregge con il braccio destro il Bambino che poggia i piedini sul Vangelo, mentre con l’altro mano regge il giglio, simbolo di candore e di purezza. Nella parte inferiore del dipinto è raffigurata la veduta della piazza di un centro abitato, con relativa chiesa, sedile e torrioni, che verosimilmente è vicina alla veduta seicentesca della nostra cittadina realizzata nel dipinto su tela raffigurante Sant’Oronzo collocato sull’omonimo altare della parrocchiale.

Per la realizzazione dell’altro dipinto relativo al Santo protettore di Lecce, l’anonimo artista salentino che lo realizza, si rifà ai canoni artistici scanditi da Giovanni Andrea Coppola nella seconda metà del sec. XVII e alla visione riportata dal D’Aschinia, riproducendo il martire, circondato da due angeli e con i piedi poggianti su una nuvola, nell’atto in cui invia una creatura celeste per proteggere dalla peste e dai terremoti l’abitato che appare sotto la nuvola, raffigurante la città di Lecce vista da Porta Napoli.

                                                                                                                                             

 

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