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La comunità della matrice di Lequile, in comunione e fraternità con la parrocchia di Arnesano, domenica scorsa ha dato il benvenuto al seminarista Antonio De Nanni, che inizia così il suo servizio pastorale nell'attesa di essere ordinato diacono nei prossimi mesi.

 

 

La celebrazione è stata presieduta da don Antonio Sozzo, parroco di Arnesano, città d'origine di Antonio, e concelebrata dall'arciprete-parroco della matrice, don Carlo Calvaruso, insieme ad altri presbiteri.

Don Antonio ha evidenziato come il vangelo del giorno fosse proprio attinente al momento celebrato: 'Il Signore chiama, invita ciascuno di noi a lavorare nella sua vigna. Antonio, il Signore ti ha chiamato il giorno del tuo battesimo, poi ha suscitato in te il desiderio di entrare in seminario. Hai deciso di intraprendere questo itinerario. Oggi ti chiama a lavorare in questa vigna. È compito di ciascuno di noi capire nella vita la propria vocazione e quello che il Signore ci sta indicando”.

“Sicuramente - ha proseguito don Sozzo - ci saranno momenti di difficoltà, ma abbiamo la certezza che il Signore ci aiuterà a superarli. Noi, comunità di Arnesano, ve lo affidiamo, ci sentiamo uniti a lui e ci saremo nei successivi passaggi che lo porteranno a divenire presbitero. L'importante è vivere questo servizio con preghiera ed umiltà, dote che ognuno di noi dovrebbe avere. Maria, ti guidi e ti accompagni in questo cammino”.

Al termine della celebrazione anche Antonio ha voluto esprimere le sue emozioni, i suoi desideri nell'intraprendere questa nuova esperienza formativa, porgendo un cordiale saluto ai fedeli presenti.

"Sta per iniziare una nuova storia d'amore. Sono figlio della Valle della Cupa, Arnesano. Vengo per imparare e per continuare a scrivere insieme la storia di questa comunità che si risveglia dalla pandemia. Ho chiesto a Dio, quale fosse e cosa significasse la sua volontà su di me, iniziare il mio cammino pastorale nel postpandemia. Mi è venuto in mente allora il grande profeta Ezechiele: abbiamo bisogno di destarci dal sonno, dal torpore accomodante; riscopriamoci l'uno il soffio vitale dell'altro, pronti a spiccare il volo, come l'aquila, presente nello stemma di Lequile”.

“Dai più piccoli - ha concluso -, desidero imparare la tenerezza, lo stupore. Dai giovani, il desiderio del futuro avendo, però, sempre i piedi per terra. Dagli adulti, l'arte della sponsalità, della paternità e della maternità. Dagli anziani, l'arte della saggezza, della vita vissuta, del rendimento di grazie. Volgo lo sguardo al Golgota della diocesi di Lecce, la terra del Crocifisso, la mia Arnesano e con don Carlo, vi chiediamo di pregare per noi, perché insieme possiamo divenire, come ricorda San Paolo, collaboratori della vostra gioia”.

Dopo la celebrazione un momento di agape fraterna.

 

 

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