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Oggi 7 ottobre, don Giovanni Serio festeggia il 25.mo anniversario di presbiterato. Dopo aver pubblicato alcune testimonianze di chi l’ha conosciuto e accompagnato nel cammino fin dal nascere della sua vocazione, oggi che è il giorno del suo giubileo sacerdotale, si racconta rispondendo alle nostre domande.

 

 

Don Giovanni, quali ricordi ti tornano alla memoria ripensando al giorno della tua ordinazione sacerdotale?

Tanta "gioia" per quello che stavo vivendo: il dono di una chiamata al sacerdozio ministeriale. Tanta "paura" per la consapevolezza del grande dono che la Madre Chiesa mi faceva, nonostante, la mia fragile umanità. Ricordo con gratitudine e tanto affetto le persone che oggi non ci sono più, il mio papà, il mio vescovo mons. Ruppi, nonni, parenti, amici, sacerdoti, che mi hanno accompagnato nel mio cammino umano e spirituale.

 

E oggi quali sentimenti registri nel tuo cuore di chiamato alla sequela Christi?

I sentimenti oggi sono pieni di profonda gratitudine, per il disegno che Dio ha compiuto in questi 25 anni attraverso il mio ministero sacerdotale, nonostante la mia debolezza e fragilità. Consapevole in prima persona, delle parole dell'Apostolo delle Genti: «perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi» (2 Cor 4,7).

 

Quali esperienze pastorali hanno segnato particolarmente il tuo ministero?

Guardando alla mia storia sacerdotale, tante sono state le vicende che hanno segnato il mio ministero.  Non posso non ricordare la bellezza dell'essere stato a "scuola" di tanti bravi sacerdoti, come vicario parrocchiale. Mi piace qui ricordare le parole di mons. Ruppi: “vai in quella bottega, imparerai tanto!” Ed era vero!  Sacerdoti che mi hanno fatto crescere nell'inserimento del ministero sacerdotale, la preghiera, e la relazione con la gente. Nel disegno di Dio, tutta questa ricchezza ed esperienza mi preparava ad affrontare quella che per me è stata un’altra chiamata, quella di diventare il primo parroco di una parrocchia che non esisteva: San Filippo Smaldone, in Lecce. Costruire, sì, una chiesa, ma ancor più impegnativo ed edificante è stato quello di essere stato uno strumento per dare volto ad una comunità. Tantissime le persone conosciute, ragazzi, famiglie, anziani, che nella provvidenza di Dio, hanno dato volto alla più giovane comunità parrocchiale della nostra diocesi.

 

Ti occupi da qualche anno di famiglia e di pastorale familiare. Qual è oggi nella nostra diocesi lo stato di salute della famiglia cristiana?

La famiglia cristiana, oggi, attraversa una stagione particolare, secondo il mio punto di osservazione. Da una parte ci sono le famiglie “tradizionali”, dall’altra ci sono le famiglie “allargate” o “ricomposte”, in cui i figli, a seguito della separazione o divorzio dei genitori, sono chiamati a ridisegnare il loro rapporto, in una dinamica di convivenza a distanza e di coabitazione con altre persone. In questo contesto, diverse famiglie cristiane si propongono di vivere la “bellezza di essere generative" nella fede, testimoniando la piacevolezza che anima il loro stare insieme: la "grazia" di quel sacramento nuziale che li rende “oíkos” casa, in cui si vive la testimonianza della propria fede, attraverso il loro stare insieme. Certamente, numericamente, sono sempre di meno, ma di fatto la famiglia cristiana oggi è consapevole di andare contro corrente in un mondo che non si riconosce più cristiano, e per questo, evangelizzare, diventa più edificante e generativo.

 

Come riparti da questa bella tappa della tua vita?

"Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta" (Fil. 3,14), con la consapevolezza che Colui che mi ha chiamato e accompagnato in questo tempo non abbandonerà l'opera che ha iniziato in me.

 

 

 

Forum Famiglie Puglia