Anche ad Arnesano si celebrerà in diretta streaming a porte chiuse e senza popolo, la solennità dell’Annunciazione del Signore, o più tradizionalmente detta “l’Annunziata”.
Essa è la titolare della prima chiesa madre del paese, conosciuta come chiesa piccinna o dell’orologio o di Sant’Antonio di Padova, avendo l’altare maggiore dedicato al santo, costruito da Giuseppe Zimbalo.
Tale chiesa, che fino al 1692 era la parrocchia di Arnesano, traslata poi a Santa Maria delle Grazie, attuale Maria SS. Assunta, sorge al centro dell’antico borgo, all’incrocio tra cardo e decumano, dove, accanto alla facciata principale, sorge la corte col primo insediamento abitativo di Arnesano. L’impianto della chiesa risale al 1200-1300 circa, mentre la stupenda tela dell’Annunciazione è del XVII sec. Probabilmente sorgeva un antico convento attiguo ad essa, ora inesistente. Nel 1770 fu dotata di una torre con l’orologio civico, ancora funzionante, che da quasi tre secoli scandisce lo scorrere del tempo e della storia di Arnesano. Custode gelosissima della chiesa piccinna è la signora Melina, che spesso è stata intervistata dai giornalisti di trasmissioni come Salento d’Amare. Accolse l’arcivescovo mons. Ruppi e anche Vittorio Sgarbi, in visita come critico d’arte.
Fino a qualche anno fa si custodiva anche la meravigliosa statua in cartapesta dell’Annunciazione, con Maria in preghiera e l’arcangelo Gabriele, che portandole un giglio, le indica l’Altissimo. È possibile ammirare la statua, che il 25 marzo viene esposta sul presbiterio, in chiesa madre.
Questa devozione a Maria SS. Annunziata è portata avanti soprattutto dall’omonima confraternita, che la festeggia come titolare e patrona. Questa sera se ne ricorderanno i confratelli defunti.
Quattro anni fa, la solennità dell’Annunciazione, traslata al 4 aprile, ha donato ad Arnesano e alla Chiesa di Lecce, don Andrea Gelardo, giorno della sua ordinazione presbiterale, segno di quest’antico legame filiale tra il popolo arnesanese e l’Annunziata. L’intera comunità arnesanese rende grazie al Signore per il dono delle tante vocazioni nate ai piedi del Crocifisso e ne chiede ancora il dono di “santi sacerdoti e ferventi religiosi”, come recita un’antica preghiera che si aggiunge alla fine di ogni decina del Rosario.