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Oggi il Lecce, dopo l'immeritata sconfitta contro la Juventus, affrontava in casa il redivivo Napoli di Garcia, che, dopo le feroci critiche dovute a una partenza stentata, fin dalla partita di Bologna aveva posto mano alla cura dei partenopei, brillanti e vogliosi di vincere con il bel gioco.

 


Dunque, al via del mare, il Lecce doveva vedersela con una corazzata in piena salute e che aveva ritrovato il gol non solo con Osimhen, oggi inizialmente in panchina, ma soprattutto con la rivelazione del Campionato scorso: Kvaratskhelia.
Vi era una piccola speranza per i giallorossi: in settimana, i campani dovranno affrontare in Champions il Real Madrid e, dal punto di vista mentale, ciò poteva distrarli dalla trasferta salentina.
A favore del Lecce giocava anche l'organizzazione di gioco data dal tecnico D'Aversa e già memorizzata dai calciatori giallorossi.
Vi era poi da considerare la spinta del popolo giallorosso e la difficoltà oggettiva a passare al Via del Mare, stracolmo in ogni settore. Al contrario, il reparto degli ospiti non era del tutto pieno, ma presentava degli spazi vuoti.
In verità, lo svolgimento della partita ha dimostrato la forza tecnica e tattica del Napoli, la sua strapotenza fisica, ma anche un Lecce battagliero, penalizzato dalla disattenzione difensiva in occasione del vantaggio partenopeo. Nella ripresa, il gol di Osimhen al 6' rendeva impossibile il recupero salentino. Il Napoli è superiore tecnicamente e si è dimostrato concentrato sulla partita fino in fondo, come ha sancito il terzo gol di Gaetano e il rigore finale di Politano.
Troppo Napoli dunque per questo Lecce, che pure ha subito un passivo esagerato per quanto visto in campo. Nondimeno il Napoli è la più bella squadra ammirata al via del mare, dove il Lecce perde oggi la propria imbattibilità. Per la gara, D'Aversa confermava il suo 4-3-3 con Gallo a sinistra, Blin a centrocampo al posto di Kaba e il solito tridente in avanti. Garcia inseriva il nuovo acquisto Lindstrom e in attacco promuoveva Simeone.
Il Lecce è ben organizzato e stringe soprattutto nelle zone centrali del campo, concedendo un po' sugli esterni. Il piano tattico dei salentini è chiaro: D'Aversa infatti non vuole una squadra rinunciataria, bensì aggressiva, pronta alla manovra e abile a ripartire in velocità una volta recuperato il pallone. L'inizio è tutto giallorosso, con un ritmo altissimo e le continue sovrapposizioni di Strefezza a sinistra. Il centrocampo è ben presidiato da Ramadani, che prova a smistare il gioco in modo mai banale. Abile nei recuperi è aiutato da Rafia, in fase di contenimento e di ripartenza. Il Napoli cerca di giocare nella metà campo salentina, ma il Lecce non ci sta ad abbassarsi troppo. Tutto lo stadio partecipa ai cori della Nord ed incoraggia i ragazzi che lottano su ogni pallone con ardore, cercando di limitare l'evidente gap tecnico. Rafia è pronto al raddoppio su Kvara, mentre Blin (opaca la sua prova) e Ramadani hanno il compito di controllare Zielinski.
Il Napoli fa correre palla da un lato all'altro con gran velocità, grazie a Lobotka, lasciato troppo libero, e la sblocca su calcio di punizione: cross di Zielinski e gol di Ostigard, saltato indisturbato sul secondo palo in piena area di rigore. Così alla prima occasione il Lecce viene oltremodo punito. Il piano tattico salta ben presto e i salentini si buttano in avanti riuscendo a costruire ma non a tirare in porta. Il Napoli continua ad attaccare volendo chiudere la gara. In contropiede, Kristovic mette in apprensione Meret al 24'. Al 30' chance clamorosa per Pongracic, servito nel cuore dell'area dal perfetto cross di Strefezza su sviluppo di corner. Il Lecce meriterebbe il pari, allora prosegue ad attaccare. I campani però controllano la gara senza troppi patemi e al 39' Simeone sfodera un gran tiro da fuori area che sfiora il palo alla destra di Falcone.
Sul finale del tempo il Lecce è stanco e subisce il Napoli.
Nella ripresa, i partenopei mettono in campo Osimhen, mentre il Lecce si presenta con gli stessi 11 del primo tempo. La prima chance è per Kvara al 1'. Il secondo gol arriva sull'asse Kvara- Osimhen al 6', in perfetto contropiede, causato dallo sbandamento di Ramadani.
Il Lecce prosegue ad attaccare con lo slancio del lupo ferito e tramortito, ma è impreciso. All'11 minuto il Lecce accorcia con Strefezza ma l'arbitro vede un fallo di mano e annulla il gol. Triplo cambio al 60': dentro Oudin, Gonzalez e Dorgu, al posto di Blin, Gallo, e Rafia. Il Lecce sembra aver esaurito la spinta iniziale e i partenopei vanno al tiro con Raspadori. Solo Dorgu combatte come un leone, anche se a volte è impreciso.
Al 26' dentro anche Piccoli per Strefezza. Krstovic subito di testa impensierisce Meret. Il Lecce gioca con due punte centrali, assistite da Almqvist, in un inedito 4-4-2, anche se Dorgu è molto avanzato. Ramadani continua a perdere troppi palloni ed è i giornata negativa. Almqvist salta l'uomo con maggiore difficoltà. Piccoli lotta sulle palle aeree, ma non può più di tanto. Al 36' è il turno di Corfitzen per Almqvist.
Così nel finale, il Lecce perde il controllo della gara, è sfiduciato e sulle gambe. Il Napoli ne approfitta e dilaga, terminando con un rotondo 4-0.
La prossima con il Sassuolo sarà certamente nelle possibilità dei salentini che dovranno riprendersi dalla batosta patita.

 

 

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