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Discreti nella prima frazione, ma insufficienti in tutto nella ripresa. Questa è la sintesi di Verona-Lecce.

 



Oggi era importante non perdere, anche in considerazione di come si era messa la gara. Invece, in modo inaccettabile, la squadra di Baroni è miseramente crollata. A rendere ancora più sconfortante la serata vi è stato l'infortunio di Umtiti, che pare piuttosto serio. Eppure i salentini erano stati padroni del campo per lunghi tratti del primo tempo, ma, alla fine della frazione iniziale, si ritrovavano immeritatamente sotto di un gol. La partita infatti si metteva nel migliore dei modi per gli scaligeri, che amavano difendere con tutti gli effettivi dietro la linea della palla per poi ripartire con lanci lunghi. In verità il Verona non aveva prodotto nulla e non si era mai reso pericoloso fino al 40'. Per converso, era stato il Lecce a gestire la gara, magari non essendo capace di affondare il colpo, anche se qualche occasione l'aveva persino avuta.
Nella ripresa, però, il Lecce si è sciolto come neve al sole, essendo incapace di reagire, anzi subendo le avanzate scaligere quasi senza opporre resistenza. È mancata la necessaria compattezza e umiltà. A metterci poi la ciliegina sulla torta l'infortunio di Umtiti che al 70' usciva persino in lacrime con la fuoriuscita della spalla.
Anche Baroni non ha inciso con i cambi, arrivati in colpevole ritardo e, per certi versi, insensati.
All'inizio, nessuna sorpresa nella formazione scelta dal mister toscano che schierava la consueta formazione iniziale con l'unica novità costituita dall'impiego di Antonino Gallo dal primo minuto.
Il Verona di Marco Zaffaroni ha approfittato della sosta Mondiale per riportare il Verona agli insegnamenti di Juric e Tudor. La squadra gioca con un 3-4-2-1 di stampo gasperiniano, con un gioco diretto che trova il suo sbocco più importante sulle fasce, anche grazie ai diversi centravanti fisici in rosa. Più che ricamare il possesso (gli scaligeri erano penultimi in Serie A col 42,8%) la squadra gialloblu preferiva il contropiede per sfruttare gli spazi e il calcio verticale, che poteva avvalersi dell'altezza e della mobilità di Lasagna e Djuric. In avanti il Verona puntava tutto sul contropiede e sui cross provenienti dalle fasce, difendendosi con il baricentro piuttosto basso.
Fin da subito, le differenti impostazioni tattiche emergevano in campo.
Il Lecce partiva forte e Blin e Hjulmand facevano capire chi fosse il padrone del centrocampo. Gonzalez aveva maggiore libertà di spinta offensiva, ma non sembrava per nulla in giornata. Come al solito, era Strefezza a prendersi sulle spalle la fase offensiva dei giallorossi. Il brasiliano si accentrava con frequenza, lasciando spazio sulla fascia a Gendrey. Nello stesso tempo, Strefezza era anche in grado di accelerare e offrire preziosi assist, scarsamente sfruttati. Baschirotto e Umtiti erano impegnati in scontri tutti fisici con i diretti avversari, ma entrambi erano capaci di mantenere alta la linea difensiva (anche usando il fuorigioco) e di far ripartire la squadra.
Nel primo tempo, infatti, l'inizio era di marca giallorossa e, al 3', ci provava Colombo dal limite, ma senza esito.
Il Lecce manteneva il pallino del gioco ma non si rendeva pericoloso almeno fino al 24' quando Di Francesco aveva sul destro la palla del vantaggio su assist di Gallo, ma non trovava il pallone. Al 27', per il Verona, Dawilowiz era costretto a far posto a Magnani (obiettivo del Lecce) per infortunio.
La grande occasione capitava al 33' sui piedi di Blin che veniva ipnotizzato da Montipò a pochi metri dalla porta. L'assist di Strefezza era stato fantastico.
Anche al 37' Colombo sfiorava il vantaggio, ma Montipò compiva un altro grande intervento. Al 40', arrivava la doccia fredda sul colpo di testa di Depaoli che faceva sussultare di gioia i tisosi locali. Nella circostanza, era stato grave l'errore di Gonzalez che non era andato a pressare sul cross di Ilic e quello della retroguardia salentina (Gallo era in ritardo) che lasciava solo e indisturbato Depaoli.
Per la mole di gioco e le occasioni avute il Lecce avrebbe addirittura meritato il vantaggio alla fine del primo tempo, ma alla squadra è mancata la zampata vincente e poi la vecchia legge del calcio si è materializzata: al gol mancato da Blin ha fatto seguito il vantaggio di Depaoli. Nella ripresa Pezzella sostituiva subito Gallo.
Al 53' il raddoppio del Verona lo siglava Lazovic su un errore in uscita di Colombo. Poco prima anche il palo aveva fermato il gialloblu Ilic, autore dell'assist del 2-0.
Al 62' dentro Banda e Maleh, per Colombo e Gonzalez. Così in avanti in Lecce non dava punti di riferimento ma i tanti cross divenivano inutili.
Al 67' Lazovic andava ancora vicino alla marcatura, ma Baschirotto salvava in corner.
Come detto, al 70' l'infortunio di Umtiti peggiorava la già grigia serata. In verità, nel buio veneto, l'unica luce era quella dei tifosi giallorossi che, nonostante il doppio svantaggio, continuavano a cantare imperterriti dando lezione di civiltà, attaccamento incondizionato alla squadra e grande entusiasmo.
Nel finale, Tuia e Pezzella suggellavano la loro opaca prestazione con ripetuti errori, Banda era inconcludente e Di Francesco si smarriva. La partita si chiudeva sul 2-0 Veneto, alla fine meritato. Ora non è certo il tempo di fare inutili processi, ma il Lecce dovrà subito riprendersi perché la partita di venerdì con la Salernitana sarà già un match di fondamentale importanza per la corsa salvezza.

 

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