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La mattina del 20 ottobre scorso  presso il Teatro dell’Istituto “Filippo Smaldone” si è svolto il convegno Educare è un’arte: cuore e mente in azione in collaborazione con l’associazione Agesc.

Dopo un momento di accoglienza, la moderatrice Maria Assunta Corsini, vice Presidente Regionale Agesc ha introdotto i relatori : il prof. Francesco Giorgino, giornalista e conduttore Rai- docente dell’Università Luiss di Roma, la dott. Maria Rita Serio, dell’Università del Salento e  S.E. mons. Michele Seccia, arcivescovo Metropolita di Lecce.

Francesco  Giorgino ha proposto il tema Educare è comunicare nel digital age, parlando degli elementi di criticità della digital trasformation. Come ha insegnato Umberto Eco è possibile ravvisare nella società postmoderna tre categorie di persone: gli apocalittici, contrari alle novità della comunicazione, all’estremo opposto gli integrati, entusiasti, e tra l’una posizione e l’altra gli impegnati intermedi..”Nel modello individualistico, si assiste all’evoluzione di un individuo  ripiegato su se stesso, mentre per il  personalismo la persona è soggetto che esiste in quanto in relazione con l’altro e con l’Alto”.

Oggi si vive l’individualismo, la disintermediazione, pensando di bastare a se stessi. Si esperimenta la bulimia di conoscenza e l’anoressia del senso comunitario: si vuole conoscere tutto dell’altro, ma privi di senso altruistico. Baumann, perciò, ha parlato di società liquida, di identità usa e getta nell’ hic et nunc. Riguardo al tempo, esiste solo il presentismo, cioè l’attimo presente, travalicando il passato e baipassando il futuro.

“Se educare è comunicare” e “comunicare è educare”- ha detto Giorgino - il termine “comunicazione” contempla tre articolazioni principali: la trasformazione delle risorse, come processo di insegnamento-apprendimento; l’influenza; la condivisione. Condividere è capirsi secondo un codice, comportando un ascolto attento e attivo.

Circa l’educazione al digitale e  la comunicazione col digitale e l’educare e comunicare nella digital age, il relatore si è soffermato sull’importanza dell’alfabetizzazione digitale e sulla responsabilità dei contenuti. “Accediamo nel mondo a internet più per comunicare sui social network”. In Italia su 59 milioni di abitanti le connessioni ad internet sono intorno ai 943milioni di cui 34milioni ai social media. Secondo i dati Infosfera , circa la consapevolezza biomediatica il 32% si connette per 5 ore, il 12,7% si definisce malato digitale. Whatsapp, Facebook, YouTube e Instagram sono le reti più gettonate per comunicare. I problemi conseguenti alle comunicazione digitale sono il cyber bullismo, la protezione privacy, le manipolazioni delle informazioni ed i reati digitali. Per acquisire, pertanto, maggior consapevolezza dei rischi occorre un sapere esperto, le alleanze tra le agenzie educative, quali la famiglia, la scuola, i media, le parrocchie, il gruppo dei pari.

A questo punto, la dott.ssa Maria Rita Serio, prendendo la parola, ha rimarcato l’importanza che ha l’emozione nell’educazione, Il bambino impara in un ambiente emotivamente coinvolgente. Secondo Piaget è necessario l’intervento di mente e cuore nella condotta; suscitare emozioni secondo Gardner. L’intelligenza emotiva guida successi ed insuccessi. Una classe è luogo emotivo, in cui orgoglio, sorpresa, impegno, noia, paura, ansia sono la sinfonia delle emozioni., Quelle sociali sono empatia, disprezzo, ammirazione, rabbia, invidia. Infatti, alle spalle dell’alunno possono riscontrarsi famiglie problematiche, conflittuali, con vissuti di sofferenza. Se, dunque, le emozioni positive sono sicuramente attenzione (grazie alle strategie di apprendimento), motivazione, autoregolazione nell’apprendimento, quelle negative sono ansia, noia, vergogna. Per discernerle l’insegnante deve essere alfabetizzato emozionale, cioè capace di individuare le emozioni per gestire il gruppo, promuovere la fiducia in sé e insegnare a interpretare i fallimenti scolastici come opportunità per imparare. In pratica, è proprio il docente con il suo atteggiamento a condizionare gli studenti con l’effetto specchio e le famiglie non devono delegare nel processo educativo, ma essere protagoniste, perché educare è insegnare a vivere.

A conclusione dell’incontro  mons. Seccia ha affermato che conoscenza ed educazione sono parole antiche, sapienza biblica che si confronta con la scienza. Il sapere ha bisogno di allenamento, passione per alimentare il desiderio di sapere. E si cresce in sapienza ed intelligenza se si matura con passione, nel duplice senso patire e amare.

Diceva Aristotele: “Educare la mente senza educare il cuore, non è affatto educare”.   

 

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