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Accompagnati da don Stefano Spedicato, sono giunti anche alcuni rappresentanti dell’Ufficio catechistico diocesano di Lecce a Molfetta, presso il seminario regionale, per partecipare al Laboratorio regionale, una giornata ideata per riflettere e ripensare la catechesi in Puglia.

 

 

 

«La comunità a cui siamo destinati e nella quale dobbiamo scoprire la nostra identità più profonda è l’umanità. La comunità ecclesiale è soltanto un segno ed un sacramento della nostra casa». Con questa citazione del domenicano T. Radcliffe, don Francesco Nigro, segretario della Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi della Puglia, ha concluso e ha rilanciato, aprendo orizzonti pastorali ampi, la giornata laboratoriale svoltasi sabato scorso, presso il Pontificio seminario regionale di Molfetta.

Alla presenza di numerosi direttori degli Uffici catechistici diocesani delle 19 diocesi pugliesi e di vari membri delle equipe diocesane, si è svolta una giornata di formazione e progettazione volta a riflettere sulla catechesi e a ripensarla, partendo da una lettura attenta della realtà, per discernere criteri e prospettive catechetiche, capaci di rimettere al centro il kerigma.

A tenere il filo della giornata è stato lo stile dell’ascolto. Dapprima un ascolto orante della Parola che, grazie all’arcivescovo di Otranto, mons. Francesco Neri, presidente della Commissione regionale, ha accompagnato i presenti ad interiorizzare il tema della speranza (Rm 15,13). L’arcivescovo ha declinato la speranza come incontro con la verità, con l’amore e con l’eternità perché non ci sia terra senza cielo. Ha poi sollecitato ad essere collaboratori della speranza attraverso due poli: l’adorazione e il servizio, perché non ci sia cielo senza terra.

All’ascolto orante è seguito l’ascolto sapienziale di due cammini iniziatici, quello di due parrocchie, di Manduria e di Trinitapoli, che hanno posto al centro della riflessione il tema dell’accoglienza, attivando processi, che partendo dalla vita e dal bisogno concreto, hanno saputo ripensare proposte di fede incarnate nel vissuto della comunità.

Non è mancato l’ascolto che si è fatto dialogo e confronto nei cinque tavoli di lavoro, che snocciolando le esperienze ascoltate ed accolte, hanno provato a ripensare delle prassi iniziatiche a misura di ogni comunità.

Autorevolmente guidati da don Francesco Vanotti, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano di Como, nonché collaboratore dell’Ufficio catechistico nazionale e autore di vari libri e articoli sulla formazione dei catechisti, i lavori di gruppo hanno riconosciuto la bellezza della chiesa locale, interpretato i segni dei tempi per evidenziare almeno due criteri come attenzioni pastorali e scelto delle proposte pastorali in grado di rendere reali e concreti quei criteri.

Non è mancato il collegamento con mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, che nel ricordare una catechesi incardinata in comunità capaci di generare, ha anche invitato ad elaborare proposte per il prossimo convegno regionale che si terrà dal 4 al 6 luglio prossimi e che vedrà collaborare la realtà regionale in sinergia con quella nazionale, in aderenza ad uno stile sinodale che si fa cammino comune.

Perché il Vangelo parli alla vita, al centro della giornata, è stata la proposta di un percorso narrativo kerigmatico. Un cammino, dunque, capace di suscitare esperienze di incontro con una storia e una persona che è Cristo; un cammino disponibile a toccare l’integralità della persona in modo reale; un cammino pronto ad accompagnare all’incontro con Cristo vivo, scoprendosi amati.

Una giornata di formazione trasformativa, quindi, che ha evidenziato la bellezza di alcuni elementi del passato da riprendere e sostenere per poi aprirsi alla novità, senza paura, avviando processi reali che nell’intenzionalità del cambiamento, muovono e smuovono prassi, cercando linguaggi che sappiano tenere il passo di ciascuno, alla maniera di Gesù con i due di Emmaus.

 

 

 

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