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L’eccessivo prolungarsi della guerra e in considerazione degli svariati appelli di Papa Francesco affinché le religioni divengano strumenti di pacificazione, una piccola inchiesta di Portalecce indaga su come a Lecce gli immigrati di altre fedi, vivono la loro esperienza religiosa e su come vengono accolti.

 

 

Come ti chiami? Qual è il paese da cui provieni? E hai avuto occasione di continuare a vivere la tua religione anche in questo nuovo paese?

Mi chiamo Ibrahim, vengo dal Mali, ho lasciato il mio paese 8 anni fa, ho avuto occasione di praticare la mia religione, che non è legata ad un luogo per il quale praticarla ma ad un desiderio personale. Sono un musulmano, non è sempre facile professare la tua religione, ma il desiderio c’è.

Come sei venuto a conoscenza del gruppo Migrantes o della Caritas di Lecce? Hai avuto modo di conoscere anche le altre religioni presenti nel territorio?

Sì, ho vissuto con ragazzi di altri paesi che sono di religione diversi, ho sentito parlare di Migrantes e né ho anche avuto anche a che fare quando sono arrivato qui, mi piacerebbe continuare a conoscerli ma mi piace sempre cambiare e conoscere nuove realtà. Ora vivo a Castromediano.

Pensi che le religioni, tutte insieme, possano essere importanti per costruire un mondo migliore? Credi sia utile ogni tanto pregare uniti perché torni la pace dappertutto?

Sì, le religioni sono i motivi per vivere meglio la società in maniera migliore, possono essere utili come possibilità per mantenere pace perché nessuna religione incita alla violenza: quelle sono soltanto interpretazioni sbagliate. Pregare insieme sicuramente aiuta una maggiore conoscenza della differenza tra le nostre religioni.

 

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