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Domani e dopodomani, 28 e 29 giugno, il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato, compirà una visita a Mosca, quale inviato di Papa Francesco.

 

 

Lo si legge in un comunicato della Santa Sede, precisando che “scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”.

“Grande notizia. Il valore di questa visita a Mosca è molto alto. Considerando poi gli ultimi eventi, direi anche che l’urgenza e la disponibilità alla pace mi sembrano accresciute”. Così mons. Paolo Pezzi, presidente dei vescovi cattolici russi, commenta l’annuncio appena dato dalla sala stampa della Santa Sede.

“Direi - aggiunge Pezzi - che è molto importante che si sia riusciti ad organizzare questa visita proprio adesso. Non nascondo che le attese sono molto grandi anche perché soprattutto alla luce degli ultimi eventi, si capisce che c’è da parte di tanti la voglia semplice di tornare a guardarsi negli occhi con serenità, con voglia di riallacciare rapporto e con il desiderio di costruire finalmente”. “Riguardo a cosa concretamente questa visita può smuovere – prosegue l’arcivescovo di Mosca – penso che senza dubbio l’aspetto umanitario e quindi la situazione dei prigionieri di guerra e la situazione dei profughi saranno in primo piano. Penso cioè che a questo livello si potranno fare, forse anche subito, dei passi concreti”.

Secondo mons. Pezzi, “è molto importante” anche “il fatto che - come mi auguro - il cardinale possa incontrare il Patriarca Kirill”, perché - spiega - “sarebbe un errore fermarsi solo a livello politico. Occorre far giocare anche il fattore umano, antropologico, religioso non tanto perché si debba pensare che la religione sia coinvolta in quanto tale in questa situazione ma perché il livello religioso si pone comunque a un piano più alto rispetto al livello politico ed economico. Quindi, certamente questo coinvolgimento e la possibilità anche di questi incontri possono non solo aprire porte, non solo costruire ponti ma anche individuare delle possibilità concrete e dei passi sicuri sulla via della pace”.

 

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