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Oggi più che mai le relazioni tra “religioni e media” ci spingono a ripensare differentemente cosa siano le religioni e cosa siano i media.

 

 

 

Tanto le religioni quanto le tecnologie interpretano le progressive evoluzioni del legame tra l’essere umano e il mondo. Ma il fatto che un fedele debba essere formato a una “presenza” che non escluda il coinvolgimento del corpo richiede una necessità di un’educazione interdisciplinare alla corretta integrazione delle tecnologie digitali nello spazio pubblico. Il Covid-19 ci ricorderà questo passaggio inevitabile alla fede condivisa, alla condivisione informativa e narrativa dell’evento all’interno dei social network, ma non solo, porta infatti alla luce delle eterogenee caratteristiche del modo di rapportarsi ad un momento di preghiera.

Il Direttorio della Catechesi pubblicato dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione si esprime così: “il digitale e i suoi strumenti siano mezzi potenti per trovare forme di trasmissione della fede nuove e inedite, ma è anche vero che l’azione ecclesiale deve far conoscere le possibili ambiguità di un linguaggio suggestivo ma poco comunicativo della verità”. Rimane sempre la liturgia colei che consegna alle persone lo strumento proprio ed eletto nell’esercizio della relazionalità con il Sacro.

 

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