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L’argomento che occupa gran parte delle testate giornalistiche nazionali e i palinsesti delle trasmissioni televisive, da un po’ di tempo e con assidua frequenza, riguarda la parola e il concetto di green con le sue relative implicanze.

 

 

 

Per esempio, pongo l’attenzione sullo smaltimento delle batterie delle auto elettriche che, un amico rivenditore di ricambi d’auto, sostiene essere super-super inquinanti. Peggiori di quelle che alimentano un’auto a benzina. Se ne parla? No.

Si punta il dito sui rappresentanti politici locali e sul quesito più che logico: sono capaci di risolvere la questione, si stanno documentando per prepararsi oppure no? A chi non è preparato, da voci autorevoli, si consiglia di andare a casa perché non provochino altri disastri come quelli fatti fino a oggi, profondamente nocivi in termini sociali, aziendali, turistici e così via. Insomma, il pianeta è così compromesso che non si ha tempo di… perdere tempo.

Spesso la parola green appare soltanto un omaggio alla scienza e, ritenuto tale, viene considerata soltanto entro i suoi confini dove si studiano per trovare e suggerire rimedi. Il campo scientifico, infatti, appare l’unico capace di dare il proprio contributo per, intanto, identificare gli strumenti di inquinamento e poi di proporre i migliori e più efficaci metodi risolutivi.

Questi sforzi però vengono vanificati perché aziende produttrici di sostanze velenose, ne premono il consumo, il cui costo è proposto sul mercato sensibilmente diminuito, proprio per assecondare questo fine.

Insomma, non sempre la tecnologia considera l’innovazione al suo fianco né la rispetta. Ma la prima non era stata abbracciata per contrastare l’inquinamento?

La mia modesta impressione è che si vive continuamente in una bolla di sapone etichettata dalla sigla “paradosso”, termine di difficile significato perché è sfuggente come gli interventi dei politici che lo adattano come meglio conviene senza comprenderlo. Senza azzeccare quasi sempre quello più autentico. Senza realizzare progetti che siano al passo con le esigenze contemporanee. Destino ingrato di vivere al sud piuttosto che al nord. Pace.

Di là da queste considerazioni, apparentemente infinitesimali, lontane dal comune sentire di molti di noi, come sta la Terra d’Otranto a green? C’è da stare tranquilli, noi e chi ci seguirà o dobbiamo cominciare a preoccuparci? Come risponde la classe politica che ci governa. Ha in animo di provvedere o…

 

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