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Cinque ventenni, una Lamborghini noleggiata e un telefonino per riprendere la folle corsa per una “challenge”: stare al volante per 50 ore alternandosi alla guida, prima uno e poi un altro e poi un altro ancora.

 

 

 

Ma la stupida sfida si trasforma in tragedia, il giovane alla guida perde il controllo e si schianta a forte velocità contro una Smart su cui viaggiavano una donna con i due figli di 5 e 3 anni. Uno schianto micidiale, in cui Manuel, il bimbo più grande, perde la vita. Una sfida stupida e irresponsabile.

TheBorderline, è il canale dei giovani che contava 660mila iscritti, dopo il terribile fatto di cronaca è stato chiuso.

I social non sono di per sé da demonizzare, dipende dall’uso che se ne fa.

Il problema è spesso legato alla pubblicità. Le aziende che devono vendere un prodotto cercano un certo pubblico sui social, selezionando quindi attraverso azioni mirate. Chi cerca spazi per collocare la propria pubblicità guarda solo il traffico, non la qualità di ciò che si pubblica.

Federica Micoli ha appena scritto un libro, “Confessioni di un’influencer pentita” in cui racconta come la schiavitù dell’algoritmo avesse preso possesso di tutti gli aspetti della sua vita.

Scrive: “Sappiamo che per avere follower saremo costretti a spingerci sempre più in là, a varcare limiti prima impensabili. Oggi i social entrano negli spazi più intimi, perfino all’ospedale, dove le mamme postano foto dei loro bimbi: è questa la pornografia del dolore di cui molte persone sono schiave, più o meno consapevoli. Non c’è più confine fra la vita dentro e fuori casa, perché l’algoritmo spinge a pubblicare di continuo”.

E ancora: “come in un amore tossico, subentra una fase negativa in cui limita la visibilità dei tuoi contenuti. Questo genera un effetto casinò per cui non sai quando vinci o perdi e così, come un giocatore incallito, continui a giocare perché sai che in passato hai vinto, quindi continui a scommettere. Non ottenendo però risultati, devi trovare qualcosa di diverso e attraente, spingendoti sempre un po’ più in là”.

Sfida sui farmaci, challenge sui treni in corsa, foto sospese sui ponti, o mentre si guida. È davvero questo ciò che vogliamo vedere? Siamo noi che scegliamo cosa vedere e a chi dare visibilità. Non dimentichiamolo mai.

 

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