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Si chiamano bacha posh, in Afghanistan. Così vengono chiamate le bambine vestite con abiti maschili per poter studiare e lavorare. Alle donne, infatti, non è concesso.

 

 

 

Segregazione e disparità di genere, di ghettizzazione e sforzi per raggiungere l’uguaglianza e la libertà nel Paese peggiore del mondo in cui una donna può nascere, stando a un recente rapporto dell’Onu.

Le bambine, per poter avere una vita libera, per poter giocare all’aria aperta, ricevere un’istruzione e poter correre con i capelli al vento dietro a un pallone in un campo di calcio, devono necessariamente diventare bacha posh, termine che tradotto dal Dari significa letteralmente “ragazza vestita come un ragazzo”.

Lo status di bacha posh si conclude nel momento in cui si entra nella pubertà. La fase successiva è molto difficoltosa perché la maggior parte delle adolescenti fanno fatica a ritornare ad essere ragazze a tutti gli effetti, dovendo anche accettare una serie di vincoli tradizionali che vengono imposti alle donne fin dai primi anni della loro vita.

Il ritorno nei propri veri panni spesso comporta delle difficoltà non indifferenti alla socializzazione. Essendo abituate a stare con altri maschi, una volta ritrovate nei propri panni femminili, il bacha posh può non trovarsi a proprio agio nella nuova condizione. Molte ragazze si rifiutano con tutte le gravissime conseguenze e altre pensano addirittura al suicidio.

In questi giorni di festività natalizie in cui si parla di pace, di uguaglianza e fratellanza universale, dobbiamo ricordare e pregare per tutti coloro che subiscono ingiustizie, torture, e sofferenza di ogni tipo.

 

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