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Lo scorso 4 novembre il Covid-19, senza preavviso, senza neanche bussare alla porta e senza chiedere permesso, è entrato in casa mia. E ancora oggi è qui con me.

 

 

I sintomi manifestati sono stati lievi, ma il peso che ha avuto sul mio stato psicologico ed emotivo, specialmente nella prima settimana di isolamento, mi ha relegato in una condizione di paura, angoscia, preoccupazione e sì, anche di solitudine.

Il virus ti spegne il buonumore, a tratti ti svuota dentro. E la mente fa dei viaggi assurdi, vagando fino a raggiungere i pensieri più brutti. Perché diciamoci la verità, il Covid-19 ci fa paura!

E se poi sei presidente parrocchiale di Azione cattolica e si avvicina l’Avvento, ti senti assalire dalle mille cose a cui pensare, dalle mille responsabilità e dal tempo che incalza.

In questo vortice di pensieri, la preoccupazione per la salute della mia famiglia, oltre che per la mia, ha fatto a pugni con la voglia di reagire. Avevo due opzioni: farmi logorare dalla preoccupazione (qualcuno penserà: “esagerata!”) o dedicarmi a ciò che, in ogni istante della mia vita, mi ha fatto sentire viva! Come viva è stata sempre la fiamma della Parola di Dio che arde dentro di me e muove tutto.

Giusto qualche settimana fa, in un post pubblicato su Facebook avevo scritto che “qualcuno mi ha voluta presidente parrocchiale di Ac adesso, non in tempi migliori, ma 'qui ed ora', nel bel mezzo di una pandemia mondiale”. E adesso che la pandemia mi vedeva coinvolta in prima persona me n’ero quasi dimenticata.

Ci hanno pensato i miei ragazzi di Acr a ricordarmelo quando mi hanno chiesto di vederci per un saluto su Meet. Ho pensato che quello potesse essere un “grido silenzioso” per evadere dall’isolamento a cui molti erano costretti. Allora ho pensato che, come me, tanti altri miei parrocchiani magari stavano attraversando questa turbolenta bufera e forse avrei potuto essere d’aiuto condividendo queste preoccupazioni con loro e aprendo il mio cuore all’ascolto, accogliendo le loro paure, nella certezza di potercela fare insieme. Per tutta risposta, infatti, l’affetto che ho ricevuto da parte di questa mia famiglia di Ac è stato sconfinato, impossibile da quantificare.

L’Azione cattolica e tutti gli incontri formativi e di catechesi vissuti in questo periodo con il mio gruppo giovani e giovanissimi, con l’equipe diocesana, con il Consiglio parrocchiale di Azione cattolica, come anche prendendo parte alle iniziative formative dell’Azione cattolica nazionale, mi hanno ricordato, a pochi giorni dalla Festa dell’Adesione, perché anche quest’anno scelgo di far parte di questa famiglia, che neanche questa volta mi ha lasciato sola.

Voglio concludere rivolgendo un appello proprio a quanti, in questo momento, svolgono il servizio di presidente di Azione cattolica o hanno altre responsabilità nelle associazioni: la comunità parrocchiale di cui fate parte ha bisogno di voi e di sentirvi punti di riferimento, uomini e donne semplici che, attraverso gli insegnamenti del Signore Gesù, possono farsi prossimi a chi ha anche solo bisogno di parlare al telefono con qualcuno per tirar fuori la matassa di incertezze e preoccupazioni che ha dentro. “Servire e dare la propria vita”, come ha fatto il Figlio di Dio: perché è solo seguendo lui che possiamo assaporare la bellezza e la fatica del cammino di servizio, anche quando ci sembra mancare la terra sotto i piedi.

*presidente parrocchiale di Azione cattolica - Campi Salentina

 

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