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Nasce in Puglia, il 17 giugno 2022, l’appello di collaborazione “Chiamami per nome” siglato tra i rappresentanti, giovani e adulti, della Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) e le Comunità di Sant’Egidio. A distanza di un anno e mezzo, cresce la rete di protezione intorno ai poveri di Puglia che tanto profeticamente fu sognata e auspicata da giovani e adulti che condivisero il percorso.

 

 

 

E in effetti così è stato anche nella diocesi di Lecce, e in particolare nel cuore della città, dove lo scorso sabato sera il seminario arcivescovile è stato Chiesa in uscita, senza porte, senza pareti, pronto ad accogliere amici mai conosciuti prima.

Lo scenario di fondo è un corso di formazione per gli educatori dell’Agesci che si è celebrato a Novoli presso il Centro Madonna di Lourdes dove, tra elementi di pedagogia ed esercizi spirituali per rinsaldare la propria chiamata alla vocazione battesimale, ha trovato collocazione l’esperienza evangelica dei servi inutili - senza utile - ma a tempo pieno.

Gli adulti Scout partecipanti, animati da una squadra di formatori provenienti dalla Capitanata fino al Salento, hanno “chiamato per nome”, nel pomeriggio di circa 40 donne e uomini che vivono situazioni di indigenza presso le zone più buie della società ma anche coloro che, grazie al servizio instancabile degli amici della Comunità di Sant’Egidio, hanno trovato la forza di rialzarsi e hanno vinto la sfida alla solitudine e alla povertà, riuscendo a vivere in una casa accogliente e dignitosa.

Un invito fatto per strada dagli educatori Scout accompagnati dagli amici di Sant’Egidio, volti noti, a uomini e donne che non hanno scelto la povertà ma che sono provati da situazioni di solitudine e di abbandono. Un invito fatto da amici ad amici, così si sentono e vivono il proprio servizio tutti i volontari della Comunità che incarna uno tra i volti più belli della Chiesa: un impegno importante, senza sosta, senza stanchezza, con i senza fissa dimora e per la pace.

L’invito, presto accettato, è stato celebrato presso gli spazi del seminario arcivescovile di Lecce, aperto, senza indugi, dal rettore, don Antonio Bergamo, da sempre sensibile al mondo dell’educazione Scout e delle povertà.

Una serata tra amici, vecchi e nuovi, destinata a cambiare il corso della vita di tutti i partecipanti perché la cena, seppure preparata con premurosa cura dagli educatori Scout, è stato solo il mezzo attraverso il quale riconoscere un amore grande, quello di Dio per ciascun uomo, come aveva risuonato la liturgia del mattino con il Salmo 8: “che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?”

Nessuno è stato ospite, tutti hanno contribuito a creare il clima fraterno e familiare, “nessuno ha dato qualcosa e nessuno ha preso altro”. Insieme abbiamo mosso i passi verso un mondo in cui i poveri non possono esserci stranieri bensì “patria” di ogni credente.

Nessuno ha chiesto a qualcun altro se fosse povero, se fosse cristiano, se amasse un uomo o una donna, se fosse solo o abbandonato, se avesse potuto scegliere nella vita o se la vita avesse scelto al posto suo: chiamandoci per nome, si è perseguita una “reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca”, come invita Papa Francesco.

Ora l’augurio è che il seminario arcivescovile di Lecce diventi il crocevia maggiore dei popoli, un luogo in cui ciascuno con il proprio nome e la propria storia, sia riconosciuto operatore di pace.

 

 

 

Forum Famiglie Puglia