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Con il rinnovamento liturgico la Chiesa ha mantenuto nei suoi testi il senso genuino del Natale secondo la migliore teologia dell’epoca aurea romana. La solennità del Natale è preparata dalla vigilia e si prolunga in una ottava del Natale con la celebrazione di alcuni Santi. L’ottava del Natale ha ricuperato il suo senso romano primitivo: Natalis Sanctae Mariae, con una festa in onore della divina maternità.

Su questa matrice liturgica si deve imperniare la pastorale e la spiritualità del Natale per un recupero pieno della più autentica teologia. La liturgia del Natale è molto ricca. Fissiamo la nostra attenzione specialmente nella solennità del Natale. Il centro della celebrazione del Natale è l’eucaristia. Con l’eucaristia celebrata il Natale diventa mistero presente.

Non perché “nasce il Bambino” sull’altare, secondo una goffa espressione di religiosità, ma perché nell’eucaristia è presente il Verbo Incarnato che è morto ed è glorificato. Nella teologia eucaristica di Giovanni il pane di vita è il pane disceso dal cielo.

L’eucaristia è il Verbo incarnato. Il Natale è reso attuale nel mistero con la presenza di Colui che è sempre il Verbo Incarnato, il Figlio della Vergine Maria. Nella celebrazione dell’eucaristia e nella comunione eucaristica, il mistero del Natale è, oltre che proclamazione, presenza salvifica di Colui che è nato per noi. La celebrazione del memoriale della Pasqua rende evidente il nesso che esiste tra il Natale e la Passione-Risurrezione.

L’incarnazione e la nascita di Gesù appartengono già al mistero della redenzione. Cristo non ha lasciato quello che ha assunto. Il corpo di Cristo, la sua umanità gloriosa, è sempre quella assunta dalla Vergine Maria ed è presente nell’eucaristia. Comunicando all’eucaristia il Natale diventa piena partecipazione salvifica del mistero che viene celebrato.

Prima della messa della notte è possibile fare una celebrazione di preparazione, con una veglia più prolungata. Essa sarebbe utile per preparare lo spirito a celebrare l’Eucaristia in modo più intenso e più vivo. In alcune comunità sarà possibile celebrare un vero e proprio Ufficio delle letture durante una veglia solenne, come consiglia il n. 215 di “Principi e norme per la Liturgia delle Ore”.

Un elemento che in alcune comunità viene nuovamente valorizzato è il Preconio di Natale, nella formula del Martirologio Romano. Può essere proclamato, meglio se cantato, prima del Gloria. In questo modo si sottolinea il Gloria come risposta all’annuncio e nello stesso tempo le letture bibliche sono messe in risalto come annuncio vero e proprio della buona novella. Il Gloria dovrebbe essere messo in risalto con il canto da parte di tutti. Suonare qualche tocco di campana?

All’offertorio, se lo si ritiene opportuno, la processione delle offerte sarebbe più espressiva se fosse messa in qualche modo in relazione con la carità di tutti per i casi concreti del quartiere o della zona. Il segno della pace questa notte assume un significato più emotivo. La comunione, se fosse possibile, nella veglia potrebbe essere per tutti sotto le due specie.

Al termine della celebrazione può aver luogo il bacio dei fedeli all’immagine del Bambino Gesù e la collocazione di essa nel presepio allestito in chiesa. Alcune comunità prolungano la celebrazione eucaristica con una modesta àgape familiare per lo scambio degli auguri.

 

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