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Piazza Duomo invasa di giovanotti rigorosamente in divisa blu con tanto di bordi giallorossi. Sono i ragazzi del settore giovanile del Lecce accompagnati da tutto lo staff tecnico e dal presidente Saverio Sticchi Damiani in prima fila.

Accolti dall’arcivescovo Michele Seccia, che capisce di calcio e non poco ma soprattutto - lui che è Barlettano purosangue - che non nasconde il suo legame con i colori della città.

Linguaggio squisitamente tecnico anche se allegorico durante l’omelia. “Come vi allenate una settimana intera per vincere una partita - ha detto ai ragazzi - così è nella vita e anche nella fede. Solo se vi impegnate in allenamento con sudore e sacrificio potete puntare alla vittoria. Così è nella vita: ecco perché lo sport è una palestra. Così come la quaresima, che si è appena conclusa, anche io l’ho definita palestra dello spirito attraverso la preghiera, il digiuno da ciò che non ci aiuta a crescere anche umanamente e la carità verso chi sta peggio di noi”.

“E rinunciare a qualcosa – ha continuato – ci rende forti, ci aiuta e ci allena a cercare il bene. L’augurio che il vescovo vi fa oggi è che in questa Pasqua possiate intraprendere un cammino che vi insegni ad essere leali”.

“Giocare nel Lecce, imparare a giocare al calcio – ha concluso – vi aiuti anche a diventare uomini, a diventare grandi, a diventare leali con i vostri compagni di squadra e con i vostri avversari. E la lealtà è davvero la cosa più bella che lo sport deve insegnare. Che non succeda mai che durante una partita offendiate un altro ragazzo e se proprio dovesse succedere, a fine gara bisogna chiedere scusa. Cosi diventerete uomini coraggiosi: quando vi accorgerete di aver sbagliato e avrete il coraggio di riconoscerlo chiedendo perdono. Sia per voi e per le vostre famiglie una Pasqua vittoriosa, bella come una partita vinta”.

 

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