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Lo abbiamo scritto diverse volte su queste pagine. A livello regionale è in corso una vera e propria rinascita del culto oronziano che lascia ben sperare per il futuro.

 

 

Dopo decenni di eclissi (per non dire quasi di oblio) che hanno segnato una fase di senilità nella devozione verso il santo appulo, ora le cose sembrano prendere una piega diversa. Dagli eventi del giubileo turese del 2018 è come se il fuoco si fosse riacceso. Da più parti si riscontra un rinnovato interesse verso la misteriosa figura del martire. In molti iniziano ad accostarsi alla problematica oronziana e, sia pur in assenza di un coordinamento unitario, si moltiplicano convegni ed iniziative volte a far riscoprire il personaggio. Certo, se in luoghi come Turi, Ostuni o Botrugno, l'amore verso il santo si è mantenuto fervido, i fedeli del capoluogo salentino sembrano ancora non avere piena coscienza del significato spirituale del proprio essere "figli di Sant'Oronzo", cioè di quello che la tradizione considera come il primo battezzato della nostra terra nonché come la colonna della Chiesa locale. Eppure non mancano dei tangibili segni di nuovo fervore.

Un bellissimo esempio è il piccolo capolavoro realizzato recentemente da Stella Ciardo, apprezzata artista della cartapesta ed erede dei valori e dell'esperienza del celebre laboratorio dei fratelli Gallucci. L'opera, una statua alta circa 60 cm, riproduce il noto simulacro del patrono posto sulla colonna della principale piazza cittadina e, com'è noto, attualmente ospite nell'androne di Palazzo Carafa per un approfondito intervento di restauro.

"Ritengo che Sant'Oronzo stia gradualmente ritornando nel cuore dei leccesi - ha dichiarato la Ciardo alla nostra testata - nel recente passato il culto risultava alquanto limitato. Le lunghe diatribe sull'esistenza storica della figura avevano, senza dubbio, influito e generato quasi una sorta di disaffezione. Al punto tale che le nuove realizzazioni di immagini oronziane presso il nostro laboratorio erano rare. Sempre destinate al culto privato e tutte commissionate da salentini emigrati. Probabilmente, per i leccesi che si trovano a vivere lontani dalla propria casa, il personaggio di Sant'Oronzo è un ricordo concreto delle proprie radici. Un aggancio, forse nostalgico, con le proprie origini. Ora però possiamo vedere l'inizio di una stagione differente. È come se, dopo la discesa del simulacro dalla colonna romana, i leccesi abbiano di nuovo riconosciuto il patrono. Lo hanno sentito più vicino: cosa tanto più importante visto il contesto storico che stiamo attraversando. Credo che proprio i restauri dello storico simulacro abbiano aperto un ulteriore capitolo nella produzione iconografica oronziana in cartapesta. Se sino ad ora infatti le opere riguardavano sempre la statua argentea della cattedrale, adesso a diffondersi sono anche le copie di quella monumentale immagine".     

Foto di Arturo Caprioli      

 

 

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