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Per alcune attitudini similari, al lupo si può affiancare la volpe, dialettale urpe/i: nemica dell'uomo fin dalla più remota antichità, considerata unanimemente l'incarnazione della furbizia e della scaltrezza, della subdola astuzia: motivi che la screditavano e la rendevano malvista. La sua abituale condotta la porta ad appostarsi nottetempo nei pressi del pollaio - soprattutto quello costruito male o non protetto da una robusta recinzione -, ad introdurvisi per fare stragi di galline di cui è particolarmente ghiotta. È anche una formidabile cacciatrice di topi.

 

 

L’espressione più conosciuta che riguarda la volpe è tratta dalla favola di Esopo: quandu la urpe nu’ rria all’ua dice ca e’ usca, quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba, mentre sappiamo che non riusciva a prenderla e, per non perdere la faccia, trovò quella scusa che forse consolò se stessa, ma che nessuno accettò. Il modo di dire è piuttosto un commento rivolto direttamente o indirettamente a colui che finge disprezzo verso qualcosa che desidererebbe possedere, ma che non può ottenere.

Di persona molto astuta si dice che sia urpe ecchia, volpe vecchia, e si consiglia di starne alla larga perché prima o poi sfodera qualche insidia e, soprattutto, perché la urpe cangia lu pilu ma nu’ lu vizziu, la volpe cambia il pelo ma non il vizio.

Conviene stare altrettanto attenti quando si assiste ad un cunsiju de urpi (a cui è matematicamente certo che segua un) straggiu de caddhrine, consiglio di volpi distruzione di galline; cioè quando i furbi si radunano c’è da temere il peggio.

Per approfondire:

R. Barletta, Cane nu mangia cane. Bestiario popolare salentino, Edizioni Grifo, 2013.

 

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