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Nella società, c’è tanta sete di Dio e il rinnovamento della Chiesa si realizza con l’impegno missionario, che ogni battezzato e comunità ecclesiale devono realizzare mediante l’annuncio e la testimonianza evangelica proposti a tutti: due vie che rivelano la specifica identità dei seguaci del Risorto e che introducono nuovi dinamismi nella loro presenza nel mondo.

 

 

La Chiesa, infatti, «dev’essere come Dio: sempre in uscita per annunciare il Vangelo», ha ricordato domenica scorsa Papa Francesco all’Angelus, precisando pure che «se non lo è, si ammala di tanti mali».

Così, il cristiano s’inserisce attivamente e positivamente nel mondo, ben consapevole che Gesù è il Figlio di Dio incarnato proprio per salvare l’intera umanità, creata e amata sino al dono sublime del sacrificio pasquale.

Si tratta, allora, di considerare in modo autentico l’Incarnazione, vivendo l’annuncio evangelico dell’amore verso tutti.

Anche perché, «quando la Chiesa non è in uscita, si ammala di tanti mali che abbiamo nella Chiesa. E perché queste malattie, nella Chiesa? Perché non è in uscita», ha ancora precisato il Papa. Facendo evidentemente riferimento alle stesse considerazioni già presentate nell’Esortazione  apostolica Evangelii Gaudium.

Un linguaggio che spinge a diventare compagni di viaggio degli altri, offrire speranza, fare esperienza di “una Chiesa libera e semplice” e costruire comunità oltre i confini delle nostre stesse presenze.

«È vero che quando uno esce c’è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata, per uscire, annunziare il Vangelo, che una Chiesa ammalata da chiusura. Dio esce sempre, perché è Padre, perché ama. La Chiesa deve fare lo stesso: sempre in uscita», insiste ancora Francesco.

C’è bisogno di essere messaggeri capaci di vincere il pessimismo con la fiducia, lo slancio della dedizione missionaria, l’autentica gioia.

Sostenuti dalla certezza che “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi”, precisa, appunto, la Bibbia.

 

 

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