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La musica ha sempre esercitato un importante ruolo nella cultura di ogni popolo, e sembra che in origine fosse il linguaggio privilegiato per entrare in contatto con la divinità.

 

 

 

I giovani abitano costantemente i territori musicali e spesso ad essi affidano le loro angosce, speranze e denunce. La canzone è certamente uno dei generi musicali più amati dai giovani, e capita che, a volte, sia eletta a manifesto culturale e generazionale proprio perché in essa i giovani riconoscono quello che vorrebbero dire, cantare, raccontare, urlare, sentire, sognare. Nel 1965 Guccini scrive la celeberrima canzone “Dio è morto” sotto l’influenza della nuove tendenze teologiche sulla morte di Dio: una canzone denuncia di quello che stava accadendo sotto gli occhi di un'Italia ancora troppo addormentata e provinciale; ma anche dichiarazione, da parte di questa nuova generazione che si distacca e rifiuta un malessere borghese e ipocrita che permeava gli ambienti istituzionali della politica, della chiesa e della famiglia e anche in particolare di speranza: è una canzone in cui "Dio risorge" proprio nella volontà di questa nuova generazione. Nel 1968 Fabrizio De André pubblicava Volume I e con la canzone si chiamava “Gesù”, si faceva interprete di un desiderio di scoperta del volto umano di Gesù, forse stanchi di una sua sacralità abusata che l'aveva allontanato. Gli anni Settanta erano stati per molti aspetti anni caldi. Lotte giuste e terrorismo si erano mescolati in una miscela ambigua e, alla fine, non più gestibile. 1980 Renato Zero pubblica Tregua un doppio album che tocca varie problematiche del mondo dei giovani inclusa quella di Dio. In “Potrebbe essere Dio”, si può intravedere uno spaccato del cambiamento dell’immagine di Dio. Riassumendo il percorso fatto fin qui, si potrebbe dire che scompare il Dio sociale di Guccini, il Gesù fortemente umano di De Andrè, emerge un'immagine di Dio che lo si può ritrovare nel nostro “immenso io”. Nel 1988 con la canzone “E ti vengo a cercare” dell'album Fisiognomica, Battiato sembra dar voce ad un certo modo di sentire Dio che si sta diffondendo in molti giovani. Le indagini sulla religiosità giovanile confermano l'apertura al trascendente ed anche un certo ritorno alle istituzioni gestrici del sacro, ma con un atteggiamento critico e indipendente. Così mentre nel 1988 in Kosovo si consuma l'ennesima tragedia umana, e in varie parti l'Africa continuano puntualmente miseria e guerra a colpire decine di miglia di persone, i giovani dell'occidente europeo sperimentano le contraddizioni di una società sempre più mediatica e virtuale ma che non porta a qualcosa di buono. La cattolica Italia si trova davanti a nuove generazioni che non capiscono più perché è importante essere cattolici, e quale sia la differenza tra essere cristiano ed essere buddista o altro ancora. Jovanotti consciamente o inconsciamente fotografa questo squarcio di fine anni Novanta

cantando “La casa dov’è?”. L’inizio del nuovo millennio è segnato pesantemente e negativamente dal lacerante massacro, tra Israeliani e Palestinesi, dai fatti dell’11 settembre, dalla guerra in Afganistan, dall’incubo del terrorismo globale, dai focolai di guerra che si consumano soprattutto nei paesi poveri e quindi spesso dimenticati ed ora dalla pandemia e dall’ultima guerra in Ucraina. Anche se il quadro italiano sembra reggere grazie alla figura carismatica del papa e della

molteplice offerta cattolica, tuttavia l’attenzione e l’attrazione verso nuove forme di religione non è minore. Non è difficile ormai sentire parlare di esperienze di fede meticce, dove la contaminazione può essere vista come negativa o positiva a seconda di come si consideri l’avventura della fede. Ma non vi capita a volte di avere la sensazione che le canzoni che noi chiamano religiose sembrano incapaci di emozionarci e di parlarci di Dio e dell’uomo, mentre a volte delle canzoni che non hanno nessuna pretesa di essere religiose, suscitano in noi un senso profondo del mistero di Dio e dell’uomo? Lasciamoci allora trasportare dall’arte e dalla musica ancora oggi per fare esperienza di Dio.

 

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