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Una celebrazione intensa, partecipata e densa di significati quella di ieri sera presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia in occasione del 265° anniversario della Dedicazione della cattedrale di Lecce e trasmessa in diretta da Portalecce tv (GUARDA).

 

 

 

“Quando questo tempio è stato innalzato - ha detto l’arcivescovo nell’omelia (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) è stato dedicato alla Vergine Assunta in Cielo, Dimora del Dio vivente. Infatti, si edificano le chiese per dedicarle a Dio, per darle a lui solo come sua particolare proprietà e sua abitazione in mezzo a noi, che siamo il suo popolo. E dai nostri antenati nella fede abbiamo ricevuto la certezza della verità rivelata che Dio vuole dimorare in mezzo a noi. Vuole stare con noi. Questo testimonia l’Incarnazione del Verbo, che è l’Emmanuele, il Dio con Noi. Dio desidera star con noi, affinché noi possiamo stare sempre con lui. Per questo, dedicare la Cattedrale all’Assunta manifesta questa profonda verità: l’uomo trova risposta al suo desiderio di felicità solo quando è per sempre con il suo Signore”.

Numerosi i sacerdoti che hanno concelebrato con il pastore. Ma anche due vescovi: mons. Cristoforo Palmieri e mons. Luigi Pezzuto. Tutti, insieme con i fedeli laici, per fare festa per il tempio principale della diocesi intorno al quale si costruisce l’identità e la comunione della Chiesa locale: in esso vi è la cattedra dalla quale i vescovi leccesi insegnano e santificano il popolo santo di Dio.

“Permettetemi di seguire San Pietro - ha proseguito Seccia - e di proporvi una sua parola tratta dalla liturgia odierna: ‘Voi siete l’edificio spirituale, le vere pietre vive del tempio’. Noi siamo ‘il campo di Dio’, che deve il suo buon raccolto soprattutto all’acqua del battesimo. Qui, presso la cattedrale, si battezzava tutta la città di Lecce. E con quale lode il Salmo esalta le ‘correnti del fiume’ che ‘rallegrano la città di Dio’! (Sal 45 [46],5)”.

“In quanto battezzati, siamo tutti chiamati a edificare la Chiesa di Cristo, fondata sulla roccia della professione di fede dell’apostolo Pietro, di cui abbiamo ascoltato il lieto annuncio. Per questo, Papa Francesco ha voluto il “Sinodo dal basso”, in cui la Chiesa intera si pone in ascolto del mondo e ogni battezzato riscopre il volto materno della Comunità che lo ha generato al Sacro Fonte, quale figlio del Padre, fratello di Cristo e Dimora dello Spirito Santo. Il Sinodo non deve essere un impegno tra i tanti per la nostra Chiesa locale, ma ogni organismo di partecipazione, ogni associazione laicale, ogni riunione presbiterale deve avere un carattere sinodale, perché la Chiesa è comunità che cammina sulle strade del mondo e il cristiano non è mai solo nel suo pellegrinaggio, bensì è attorniato da un gran numero di fratelli e sorelle che costituiscono il popolo di Dio”.

Poi l’annuncio della sua prima visita pastorale alla Chiesa di Lecce: “Intendo rilanciare i nostri cammini pastorali con tre importanti iniziative: l’indizione della visita pastorale, che avverrà, a Dio piacendo, la I domenica di Avvento, il rilancio del cammino formativo al diaconato permanente e il rinnovo dei diversi organi di partecipazione, allorquando giungeranno alla loro naturale scadenza”.

“Questi avvenimenti - ha aggiunto - vanno visti alla luce dello Spirito Santo che guida la sua Chiesa. Il vescovo, in quanto pastore, ha il dovere di visitare il suo gregge e non può esimersi dall’invitare al salutare cambiamento che va però correttamente inteso, come un invito a proseguire il cammino con rinnovato slancio e non può essere fatto per il semplice gusto di cambiare. Nella Chiesa, infatti, come diceva San Vincenzo di Lerins, ogni cambiamento è piuttosto un approfondimento e ciò che va rinnovato bisogna che sia costruito su fondamenta solide. A tal proposito, diceva il card. Newman nel 1849: ‘Costruite su fondamenta antiche e sarete al sicuro: non cominciate niente di nuovo, non fate esperimenti per non far vergognare la Santa Madre Chiesa’”.

Un cenno l’arcivescovo l’ha fatto anche ai tre fratelli laici per i quali ha presieduto anche il rito di Ammissione tra i candidati al diaconato permanente (Maurizio GiancaneVinicio Russo e Pierpaolo Signore, ndr): “Sono lieto, inoltre, che oggi tre candidati celebreranno il rito di ammissione al diaconato permanente, mentre un altro accolito sta iniziando il regolare percorso. Il Santo Padre Francesco ha ribadito che: ‘la Chiesa trova nel diaconato permanente l’espressione e l’impulso vitale per farsi essa stessa segno visibile della diaconia di Cristo servo nella storia degli uomini. La sensibilità alla formazione di una coscienza diaconale è il motivo di fondo che deve permeare ogni comunità cristiana. tutta la diaconia della Chiesa ha il suo cuore pulsante nel mistero eucaristico e si realizza primariamente nel servizio dei poveri che recano in sé il volto di Cristo sofferente’ (Prefazione al volume: Il diaconato nel pensiero di Papa Francesco, LEV)”.

Poi la conclusione che traccia le linee del ministero di mons. Seccia da oggi e fino alla scadenza del suo mandato episcopale leccese: “Ascoltiamo ancora una volta quanto il Concilio Vaticano II sottolineò con suprema autorità: ‘Gesù Cristo …prepose agli altri Apostoli il beato Pietro e in lui stabilì il principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione” (Lumen Gentium, 18 b)’. Sul loro esempio di riforma, desidero intraprendere quest’ultima tappa del cammino in mezzo a voi, contando sulla protezione della Vergine, sul sostegno dei presbiteri, sulla preghiera dei consacrati e sulla benevolenza dei laici per continuare ad essere ‘collaboratore della vostra gioia’”.

 

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli

 

 

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