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Tra i tanti personaggi che hanno dato lustro a Squinzano e che hanno lasciato un segno indelebile nella comunità, sia con le loro opere spirituali che materiali, ce n’è uno molto conosciuto nel Nord Salento nel periodo in cui operò nel settore dell’arte sacra.

 

 

Parliamo di Leonardo Perrone (Trepuzzi 20.04.1899 - Cardano di Campo (Va) 30.11.1985). Era “un uomo – così lo definisce il prof. Antonio Salvatore Elia, suo concittadino - alto e distinto, un po' smagrito e con capelli bianchi, radi e lunghi; un volto espressivo dal profilo ben sagomato. Quando conversava su argomenti riguardanti la sua professione caricava le parole di passione e di gesti, e quel raro incespicare nella pronunzia accresceva la singolarità di questa figura".
Leonardo Perrone è stato un pittore molto stimato ed apprezzato non soltanto nel Salento ma anche a Milano dove si era trasferito all’età di 18 anni per studiare e lavorare. La sua vena artistica si era manifestata già da bambino. Infatti, dopo essere stato un valido ragazzo di bottega, già all’età di 11 anni, nel laboratorio del marmista e scultore Luigi Elia a Trepuzzi, lavorò come garzone muratore, e nei cantieri di lavoro, appena poteva, si esercitava a disegnare, meravigliando tutti per la sua bravura. Appena lasciato il lavoro di muratore, a 16 anni, iniziò a frequentare la Scuola di disegno presso la Società Operaia di Lecce. Qui fece pratica guidato da vari pittori locali apprendendo rapidamente le varie tecniche del mestiere. Fu in questo periodo che gli furono commissionate le decorazioni con la tecnica dell’affresco di Villa Bianco a Trepuzzi e, successivamente, degli interni di Palazzo Guerrieri.

I motivi della scelta di trasferirsi nel capoluogo lombardo potrebbero essere legati proprio all’amicizia stretta con la famiglia Bianco di Trepuzzi. Questi in quell’epoca erano tra i più importanti produttori e commercianti di vini della zona e avevano recapiti a Busto Arsizio. Le opere del giovane Leonardo nella loro villa di famiglia avevano impressionato non poco i Bianco i quali avendo intuito le capacità artistiche del ragazzo, probabilmente, lo misero in contatto con gli ambienti milanesi legati al mondo dell’arte. Qui il giovane maestro ampliò le sue conoscenze artistiche ed approfondì la tecnica dell’affresco nella Scuola d’arte del Castello Sforzesco di Milano venendo a contatto con maestri del calibro di Arturo Albertazzi, Alfredo Grandi e Primo Lavagnini.

Considerati i successi ottenuti lontano dalla “sua” Trepuzzi il pittore avrebbe senz’altro potuto svolgere la sua attività artistica in maniera permanente al nord per tutta la vita dove non gli mancavano interessanti committenze e dove aveva formato famiglia ed avuto due figli.

Ma le tante richieste di opere che arrivavano da Trepuzzi e dal territorio circostante erano piuttosto pressanti e non mancavano quelle degli amici e dei familiari che aveva lasciato giù che spesso gli chiedevano di incontrarlo. Consideriamo anche che così come ogni artista pensa di poter lasciare una parte delle sue opere nella terra che gli ha dato i natali, anche Leonardo avrà pensato di fare qualcosa per la sua Trepuzzi che conservava le spoglie della sua povera madre che aveva appena conosciuto in quanto era morta quando lui aveva ancora pochi anni.

Forse per questo Leonardo Perrone divideva il suo tempo tra la Lombardia ed il Salento. Molte sono infatti le città della provincia di Lecce che ospitano le sue opere sia in contesti privati che pubblici. A Squinzano, sono tutt’ora custoditi suoi dipinti in diverse abitazioni private ed in alcune cappelle funerarie. Qui il pittore realizzò anche le pitture murali del Calvario le cui immagini sono andate quasi completamente distrutte dal tempo. Del colore non resta quasi più traccia. Dalle incisioni ancora visibili si può a malapena risalire a ciò che il pittore realizzò con mano rapida e sicura: sulle due ante esterne a sinistra Santa Caterina da Siena e a destra San Francesco d’Assisi. Seguono a sinistra la scena del sacrificio di Isacco e a destra la messa di Padre Pio da Pietrelcina. Sulla scena centrale un panorama di una città mediorentale, che sta a significare la veduta di Gerusalemme intravista dal Monte Calvario. Negli anni ’40 Perrone dipinse anche una cappella privata sita al primo piano di un palazzo gentilizio in Via Veneto e un affresco raffigurante San Giovanni Bosco nella chiesa matrice intitolata a San Nicola.

Ma l’opera più importante dell’artista è rappresentata dagli affreschi eseguiti all’interno della chiesa parrocchiale Santa Maria delle Grazie curata dai Frati Minori. Per completare il lavoro egli vi rimase dal 1940 al 1945. La chiesa, a tre navate, fu interamente dipinta con affreschi che riecheggiano lo stile tardo-rinascimentale. Perrone fu coadiuvato nei lavori da un altro pittore, Antonio Valzano. L’intervento artistico dei due pare sia avvenuto in questo modo: Leonardo Perrone tracciava il disegno sul muro con una punta e successivamente il giovane Antonio provvedeva alla colorazione. Gli ultimi ritocchi venivano comunque eseguiti dal Perrone. Ma durante questi anni non si dedicò soltanto ai lavori che gli erano stati commissionati a Squinzano e nel Salento. Anche durante questi cinque anni furono frequenti le sue visite al Nord.

La scelta delle scene rappresentate dai due artisti all’interno della chiesa di Santa Maria delle Grazie avvenne sotto l’occhio attento di Padre Bernardino Patera. Sulla volta della navata centrale, vennero raffigurati i medaglioni rotondi dei quattro evangelisti, mentre lungo gli archi vennero rappresentati i profeti e due sibille, figure che ricordano le scene michelangiolesche della Cappella Sistina.

Le altre scene ricordano la vita con la passione di Cristo. Tra le tante ricordiamo la Fuga in Egitto, la Nascita di Maria, lo Sposalizio della Vergine, la Presentazione di Maria al Tempio, la Circoncisione, la Natività e la Sacra Famiglia. Su alcune colonne sono raffigurati slcuni volti che potrebbero rappresentare proprio i committenti dei lavori o altri personaggi sconosciuti.
Pregevoli sono gli affreschi della cappella dedicata a San Francesco d’Assisi nella navata laterale sinistra dove al centro prevale un trittico con al centro la figura del santo ed ai lati le figure di San Bonaventura e di Santa Chiara, mentre sulle pareti laterali, a destra la scena della Porziuncola e a sinistra quella della Regola.

Sulla parete retrostante l’altare maggiore venne raffigurata la Madonna delle Grazie. La Vergine è rappresentata seduta in trono che allatta Gesù Bambino. Ai suoi piedi due francescani: San Bernardino da Siena e il Beato Giovanni Duns Scoto che regge tra le mani una scritta: potuit, decuit  ergo  fecit (dogma dell’Immacolata). Ai lati dell’affresco due scene del Vecchio Testamento: Giuditta e Oloferne ed Ester e Assuero. Sulla volta del presbiterio è dipinta la Santissima Trinità.
Non vi è un angolo della chiesa che non sia stata interessata dal lavoro degli artisti Leonardo Perrone e Antonio Valzano ed il risultato d’insieme si presenta in maniera gradevole alla vista. Le scene sacre sono impostate con equilibrio e con colori ben intonati.

 

 

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