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Come comunicare a dei bambini che altri loro coetanei, senza colpa, se riusciranno a sopravvivere alla barbarie, porteranno impressi per tutta la vita, nei loro occhi, nella loro mente e soprattutto nel loro cuore gli orrori della guerra?

 

 



Come giustificare a dei ragazzini che ancora oggi le grandi potenze mondiali non riescono a trovare altro rimedio alle loro baruffe se non quello di imbracciare le armi e distruggere tutto e tutti, militari e civili, donne, anziani e bambini? A scuola si insegna la pace, quella con la A maiuscola, entrando spesso da educatori nei conflitti che inevitabilmente sorgono tra i ragazzi, nelle dinamiche di gruppo, puntando sempre a sviluppare in loro il senso di responsabilità e di corresponsabilità.
A scuola si insegna l’interdipendenza globale, la consapevolezza che le nostre azioni hanno sempre delle conseguenze sull’intero pianeta e che, dunque, è necessario valutare l’impatto dei nostri gesti e delle nostre scelte per evitare l’insorgenza di squilibri e ingiustizie a tutti i livelli, ambientale e umano. A scuola ci si sforza di fare comunità, di aiutare i piccoli a scoprire e amare le loro radici, ad apprezzare la bellezza, a comprendere gli errori della storia passata, perché non si ripetano più.
A scuola si insegna e si pratica la solidarietà, sempre, tutti i giorni, attraverso piccole e continue azioni concrete. A scuola si insegna l’accoglienza nei confronti dei migranti e l’inclusione delle diversità di ogni genere e che i bambini russi in questo momento non devono pagare per le responsabilità dei decisori politici del loro paese.
A scuola ci si sforza di educare e co-educarsi ma mai a risolvere i problemi con la violenza! Poco importa in questo momento che i piccoli comprendano di chi sia la responsabilità di questa, come di altre guerre che anche nel nostro ventunesimo secolo infiammano il nostro meraviglioso quanto martoriato mondo. Non importa e non sarebbero in grado, non avendo ancora maturato la prospettiva storica, di capire se il sanguinario sia solo Putin o se anche gli Ucraini siano stati molto mascalzoni negli ultimi anni avendo perpetrato anche loro degli orrendi crimini. Non importa in questo momento che i piccoli analizzino questioni di Geopolitica, analisi economiche, alleanze più o meno estese e giochi di forza tra i grandi della terra che pare stiano giocando a “risico” con i territori e i popoli.
Poco importa che comprendano che l’Europa, di cui anche noi facciamo parte, con una mano aiuti l’Ucraina a difendersi dall’invasore e dall’altra foraggi ancora la Russia da cui purtroppo dipende in gran parte per l’approvvigionamento energetico. Ciò che importa in questo momento è che, in questo trionfo dell’incoerenza degli adulti che predicano bene e razzolano male, si apra dinanzi a loro la prospettiva di riscatto per l’umanità che solo la compassione per le vittime e la solidarietà con loro può dare.
Per questo motivo in tutte le classi, a partire dalle sezioni di scuola dell’infanzia si sta cercando di spiegare ai piccoli che cosa sia la guerra: un obbrobbrio, un’oscenità, un elemento non inevitabile di rottura dell’alleanza tra Dio e l’umanità, un’impresa che porta solo ricchezza nelle tasche di mercenari e ancor più dei produttori di armi o di chi, dopo di essa, dovrà ricostruire case e palazzi. In tutte le classi si sta cercando di far emergere le emozioni negative e la paura che l’immagine della guerra suscita nei piccoli e soprattutto si sta cercando di educarli all’empatia nei confronti del popolo martoriato e ucciso, dei bambini morti o di quelli costretti al freddo e al gelo nei bunker senza luce e riscaldamento.
Per questo anche i nostri bambini e ragazzi, dalla quarta primaria sino alla  terza secondaria di primo grado domani 11 marzo scenderanno nei cortili dei nostri edifici scolastici di Lizzanello e Merine per manifestare il loro pieno dissenso alla guerra in Ucraina e ad ogni guerra di questo orrendo puzzle, che Papa Francesco ha definito giustamente la “terza guerra mondiale a pezzi”.
Si cercheranno dei testimoni ucraini perché il flashmob non può e non deve esaurire l’impegno e l’interesse per ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi ma soprattutto si stanno raccogliendo fondi per la popolazione ucraina perché solo la solidarierà può essere l’antidoto ad ogni forma di violenza e l’unica speranza che i nostri figli non replichino gli errori del passato.

 

 

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