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“Solo su una panchina si addormentò. Ma un angelo per caso passava lì e si mise accanto I suoi capelli bianchi accarezzò e il vecchio per incanto. Ridiventò bambino e sorrideva perché stringeva tra le mani, speranze del domani…”, così cantava Peppino di Capri.

 

 

Una panchina per ritrovarsi, per raccontarsi, una panchina accanto ad un’altra, per sentirsi più vicini.

Questa la richiesta arrivata al parroco di San Massimiliano Kolbe in Lecce, don Antonio Murrone, da alcune persone giovani e meno giovani che la sera amano ritrovarsi sulla piazza della chiesa all’ombra del grande portale.

“Caro don Antonio, vorremmo due panchine vicine perché la sera, per godere un po' di fresco abbiamo il desiderio di ritrovarci e raccontarci le nostre giornate, quale posto migliore se non la piazza della chiesa?”.

Il parroco ha cercato di esaudire questo desiderio, perché sembra così scontato ma non lo è. Lo si è visto negli anni di pandemia, quanto mancava la socialità e raccontarsi viso a viso, guardandosi negli occhi. Bisogna dare significato ai rapporti sociali, all’amicizia al sentirsi uniti, parte di un luogo che si ama.

E così ieri, 23 luglio, don Antonio ha benedetto e inaugurato la nuova panchina. La panchina è un luogo di sosta, è molto più di ciò che sembra. È l’ultimo simbolo di qualcosa che non si compra, di un modo gratuito di trascorrere il tempo e stare con gli altri. La panchina insegna il valore della lentezza ed è il posto ideale per osservare la città e chi la abita. Buona sosta, dunque, a chi la utilizzerà.

 

 

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