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Non è giusto! Il Lecce del secondo tempo non meritava la sconfitta. È stato sfortunato, impreciso, troppo teso, ma obiettivamente nel primo tempo non aveva per nulla approcciato bene la partita.

 

 

Eppure, era la gara della vita di questo campionato: a Monza non si poteva fallire dopo la sconfitta casalinga contro il Cittadella. Nelle ultime due gare ora purtroppo i punti sono pari a zero. E questo pesa maledettamente.

Diciamolo subito: forse le scelte iniziali di Corini sono state infelici e nemmeno le sostituzioni hanno raddrizzato la gara, ma la croce non va gettata sul mister e nemmeno su Gabriel che avrebbe potuto fare qualcosa in più sul gol monzese. Il Lecce ci ha provato, ma ha perso serenità mentale e la batosta col Cittadella ha pesato non poco. Invece, la banda di Corini della ripresa, forse più libera e spregiudicata, ha avuto tante possibilità e ha espresso quel gioco dinamico e offensivo che, a tratti, ha messo anche alle corde il Monza.

Il mister proponeva un cambio per reparto. In difesa Dermaku sostituiva Meccariello; a centrocampo, a causa della squalifica di Majer, Tachtsidis si prendeva il ruolo di playmaker basso e Hjulmand veniva dirottato a destra; in avanti veniva scelto Stepinski per affiancare Coda.

Diverse sono state le chiavi del match. Nel primo tempo, erano fondamentali i duelli sulle fasce tra Gallo e Sampirisi, e tra Maggio e Carlos Augusto. A centrocampo, Hjulmand se la vedeva spesso con Mota Carballo, e Henderson con Colpani.

Il Lecce sceglieva inoltre di variare il gioco, alternando le triangolazioni corte con i lanci lunghi a favore di Coda e Stepinski, visto che entrambi erano forti fisicamente. Solo che Paletta governava bene la difesa a tre dei lombardi e riusciva sempre a impostare in bello stile. Boateng molte volte si muoveva tra le linee, seguito come un'ombra da Dermaku.

Così la partita era bloccata e le occasioni da gol veramente poche. Le due squadre badavano a non scoprirsi, timorose delle ripartenze avversarie, ma era soprattutto il Lecce a snaturarsi ed essere timido.

La squadra di Corini soffriva la qualità monzese sia sulla sinistra dove Gallo non riusciva ad avere i giusti tempi di intervento su Sampirisi, sia nelle incursioni interne di Boateng e Frattesi.

Mentre Hjulmand entrava deciso su ogni pallone, Tachtsidis faticava nelle uscite, risultando lento e poco determinato. In avanti, Stepinski si allargava spesso, ma toccava pochi palloni e risultava impalpabile, mentre Coda appena ne aveva la possibilità puntava la porta avversaria. Troppo isolate le due punte.

In alcune circostanze, inoltre, la squadra di Corini si abbassava troppo, forse anche per non dare campo alla velocità monzese. Invece, quando il Lecce pressava con efficacia e recuperava palla, Lucioni chiamava alta la difesa, cercando di accorciare la squadra e accennare un forcing salentino.

In una gara dalle poche emozioni ci voleva un episodio per aprire le marcature. Ancora una volta, la sorte voltava le spalle ai salentini. Su una punizione dai 30 metri, Barberis disegnava una splendida traiettoria all'incrocio dei pali, che Gabriel, forse poco reattivo, non riusciva a intercettare. Si trattava comunque di un eurogol che costituiva un importante spartiacque della gara. Il merito dei salentini era quello di non disunirsi, ma, alla fine dei primi 45 minuti, la sensazione era che il Lecce doveva osare di più per sistemare le cose.  Bjorkengren non era il solito trascinatore e Henderson, dopo tanta corsa, sembrava già stanco. In avanti il solo Coda non era sufficiente a insidiare il Monza.

Nella ripresa, Corini metteva subito Mancosu al posto di Tachtsidis nel tentativo di dare maggior peso all'attacco e riportando Hjulmand a play basso. La musica all'inizio non cambiava perché il Lecce regalava azioni da gol al Monza, senza opporre resistenza. Sulle ali dell'entusiasmo, i lombardi sembravano padroni del campo e il Lecce si allungava senza incidere. Serviva una scossa e un'occasione per svoltare. Mancosu si prendeva il centrocampo, mentre Corini azzardava i cambi Henderson-Nikolov e Dermaku-Meccariello.

Il Lecce cambiava atteggiamento e si faceva arrembante. La svolta capitava sui piedi di Nikolov, che non intercettava da due passi, sul bel cross di Stepinski, a circa mezz'ora dalla fine. Il Lecce dava la sensazione di poter recuperare la gara, ma Mancosu si mangiava un rigore in movimento qualche minuto dopo.

Poi Corini decideva di inserire Rodriguez, ma non cambiava modulo tattico. L'ultimo quarto d'ora doveva essere di fuoco e il Lecce ci ha provato fino alla fine, ma anche il palo si opponeva ai giallorossi e Hjulmand si metteva le mani tra i capelli.

Considerando il risultato della Salernitana, le possibilità che il Lecce salga direttamente in A si riducono al lumicino e non resta che sperare in un clamoroso finale o nella bagarre dei play off.

 

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