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A scanso di equivoci, all'indomani della sconfitta con l'Ascoli, è bene subito mettere in chiaro che una partita storta può capitare, ma che il percorso di crescita necessita che si apprenda dagli errori e vi si ponga immediatamente rimedio.

 

 

Ieri il Lecce non è crollato nel gioco, perché non lo ha mai espresso da qualche mese a questa parte, ma nelle sue certezze che, nelle difficoltà, lo avevano sorretto. È caduto rovinosamente Coda, la punta di diamante che ieri ha sprecato l'impossibile. Ha ceduto il trequartista Mancosu, che ha coronato la sua sterile prova tirando alle stelle il rigore del pareggio. Infine, non hanno retto né Tachsidis, che pure ha rischiato qualche verticalizzazione, né Lucioni, che in difesa ha commesso troppe disattenzioni.

Detto questo, è bene analizzare anche i problemi strutturali della squadra. Nella fase offensiva, gli esterni difensivi non spingono sulle fasce, perché Maggio (schierato dall'inizio) non ne ha più l'età (39 anni) e Zuta non ne ha le caratteristiche. A centrocampo, Henderson non ha mai dato profondità, spesso pestandosi i piedi con Tachsidis mentre il solo Hjulmand, vera positiva sorpresa, può impostare il gioco, recuperare palloni, ma non è nelle sue corde saltare l'uomo.

In questo modo, l'Ascoli ha avuto gioco facile nel difendersi con ordine, avendo superiorità nemerica in mezzo al campo, impedendo le verticalizzazioni e soffrendo solo un po' i salentini quando le punte dettavano il passaggio in profondità.

In fase difensiva, Maggio garantiva copertura e esperienza a destra, Lucioni e Pisacane ricercavano di anticipare gli avversari, ma i clamorosi errori individuali in fase di impostazione (vedasi il gol del pareggio ascolano) e i tiri da fuori area (si guardi il vantaggio ospite finale) dimostravano la scarsa copertura del centrocampo leccese. A ciò si aggiunga anche lo scarso apporto di Nikolov, non ancora pronto per il calcio italiano.

Detto questo, pure dalla sconfitta si possono trarre alcune indicazioni positive: la prima è la conferma di Gabriel, portiere abituato agli straordinari; la seconda è la bella partita di Hjulmand sia come interno di centrocampo a destra, sia come playmaker; la terza è la prova fornita nuovamente dal giovane Rodriguez, che si è procurato il rigore e ha fatto tanto movimento, così come la spinta del siciliano Gallo, molto più offensivo rispetto a Zuta. Da questa analisi, dovrà ripartire Corini, cercando anche di cambiare modulo e proponendo magari un centrocampo a 5, dove Henderson possa assicurare la spinta a sinistra, mentre Maggio o Paganini le incursioni a sinistra. Se si vuol mantenere lo schema attuale, allora a sinistra Gallo è preferibile a Zuta perché più offensivo. In avanti, aspettando Yalcin, dovrà trovare più spazio Rodriguez e Stepinski potrà sedersi in panchina. Non gli farebbe male: ieri dopo il gol è “scomparso” dal terreno di gioco.

Ora il Lecce giocherà subito con il Brescia, una partita che non si potrà fallire.

 

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