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Non eravamo fenomeni prima di oggi e non siamo brocchi dopo l'insipida gara del Meazza. Preoccupa in verità l'atteggiamento senza grinta e voglia dei salentini, forse troppo sicuri di sé oppure subito arrendevoli.

 

Inter Lecce

 

È facile dire che la salvezza non passa da queste gare, ma se il gap tecnico non lo si colma vincendo almeno i contrasti allora si fa veramente complicata per la squadra di Baroni, assente ingiustificata. Si può pur dire che è stata troppo superiore la voglia dell'Inter di prendersi i 3 punti che quella del Lecce di meravigliare.
La verità è che bisogna comprendere che ci sarà da lottare fino alla fine e che non basta il solo Umtiti a reggere tutta la baracca. Strefezza è l'ombra di sé, Maleh non ne indovina una e anche Gonzalez è apparso in ombra. Si aggiunga poi la perla di Mkhitarjan che sbloccava la gara. Col passare dei minuti, si poteva far complicata, ma i nerazzurri non hanno patito nulla e sono parsi padroni del campo. Infine, Lautaro, nella ripresa, metteva in cassaforte il risultato ampiamente meritato. Il resto della gara non aveva già alcun senso. Peccato che il match sia durato solo 52 minuti.
Diciamo anche che Oudin e Blin, coi loro ingressi, hanno dato vivacità alla manovra ma i loro inserimenti sono stati tardivi. Nel buio di San Siro, positiva, invece la gara di Tuia, attento e puntuale nelle chiusure, proprio come Gendrey. Senza centrocampo, però, è dura rimanere in partita ad ogni latitudine. In avanti, Ceesay ha lottato e questa è una buona notizia, così come l'urlo dei tanti sostenitori giallorossi che hanno cantato fino al 90'.
Il Lecce che si presentava al Meazza di Milano veniva schierato da Baroni con tante novità. In difesa a sinistra Pezzella era preferito a Gallo, che pagava l'opaca prestazione contro il Sassuolo, mentre a centrocampo spazio a Maleh e Gonzalez, mentre Blin si accomodava inizialmente in panchina, visto che si era allenato poco in settimana. In attacco, Ceesay vinceva il ballottaggio con Colombo. Per il resto, confermati Strefezza e Di Francesco sugli esterni, e Tuia e Umtiti al centro della difesa, pronti a limitare e con controllare Dzeko e Lautaro Martinez (una coppia niente male).
Davanti a una bella cornice di pubblico, in alto, al terzo anello, come detto, erano tantissimi e calorosissimi i tifosi giallorossi, costantemente al fianco della squadra, nonostante la gara proibitiva e le difficoltà legate a una trasferta prima negata dal Prefetto di Milano e poi riaperta a tutti dalla decisione del TAR lombardo puntualmente chiamato in causa dalla società salentina di Sticchi Damiani.
L'Inter aveva l'obbligo di vincere, dopo la brutta prestazione di Bologna, e Inzaghi proponeva a centrocampo Chalanoglu e Mkhitarjan, lasciando in panchina ben tre titolari della trasferta emiliana. All'Inter della discontinuità doveva rispondere il Lecce che si era sempre ben comportato contro le grandi.
Dal punto di vista tattico contro il 3-5-2 lombardo il Lecce proponeva il suo solito 4-3-3.
Pezzella era da subito messo sotto stress da Darmian. Al 2' Chalanoglu impegnava Falcone dalla distanza, ma il portiere salentino respingeva prontamente.
La partenza nerazzurra era arrembante e, a differenza delle precedenti prestazioni, l'Inter verticalizzava immediatamente e metteva molti palloni in area, volendo sfruttare il vantaggio di centimetri che gli concedevano i salentini. D'altra parte, proprio le palle aree permisero all'Inter la vittoria al fotofinish al Via del Mare.
Il pressing dei giallorossi era neutralizzato dai lanci lunghi, allora i salentini ripartivano con molti uomini e la difesa era mantenuta molto alta. Così al 9' Maleh aveva una buona opportunità, ma il suo tiro era lento.
Hjulmand francobollava Chalanoglu e Barella, impedendo il fraseggio, ma i pericoli arrivavano dalle fasce, soprattutto a sinistra. Il Lecce soffriva ma ripartiva subito, come al 16' quando Ceesay impegnava Onana da fuori area. Al 20' su corner Dzeko aveva la prima occasione di testa, ma la palla finiva sul fondo.
Al 21' Gendrey interveniva in scivolata rischiando molto, ma interrompendo una pericolosa azione di Gosens.
Se Hjulmand era il solito frangiflutti, Gonzalez e Maleh erano imprecisi e fallosi. Soprattutto il secondo non riusciva a essere pulito ed efficace.
Al 28' l'Inter andava in vantaggio con Mkhitarjan che sfruttava il contropiede su un errore di Gendrey nell'impostazione. Le avvisaglie c'erano state, ma il Lecce non le aveva colte in tempo, perché aveva lasciato troppo spazio alle ripartenze già in altre occasioni. La gara aveva subito una svolta che sarebbe stata letale.
Subito il gol, i salentini cercavano di organizzarsi, ma la manovra era poco fluida. Ceesay sbagliava diversi stop, Gonzalez era impreciso, Maleh fuori dal gioco e Hjulmand era ben schermato. Al 36' Dumfries aveva una grande chance, ma Gendrey recuperava in tackle. Ancora una volta, però, il Lecce si faceva sorprendere da un lungo lancio di Onana. I quinti di centrocampo lombardi erano troppo liberi e gli interni giallorossi non ripiegavano mai in tempo. In avanti Di Francesco era poco servito, mentre Strefezza non incideva sulla gara. Il Lecce non era per nulla elegante, perché gli errori tecnici erano troppi.
Nella ripresa, inizialmente, non si registravano cambi e l'Inter ripartiva come all'inizio. Anche Hjulmand partiva male e al Lecce serviva un errore avversario per svoltare.
Al contrario, al 52' Lautaro siglava il raddoppio su assist di Dumfries servito meravigliosamente da Barella. La partita era virtualmente chiusa. Baroni cambiava Strefezza e Maleh, inserendo i francesi Blin e Oudin e i risultati si vedevano. Il Lecce era perlomeno più grintoso e propositivo. Al 76' Ceesay costruiva per Di Francesco che metteva in mezzo dove Blin andava vicino a inquadrare la porta, ma il suo tap in si spegneva sul fondo.

Ora domenica a mezzogiorno il Lecce dovrà ripartire e far punti contro il Torino. Non sarà una gara facile, ma bisognerà provarci con nuova lena e rinnovata fiducia. La serie A è una brutta bestia e la strada è ancora lunga.

 

 

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