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Delusione! Questo è il sentimento che campeggia tra le fila giallorosse. Le ultime quattro gare sembrano una maledizione e ritornano gli spettri del finale dello scorso anno quando i Salentini persero clamorosamente la possibilità della promozione diretta nonostante il vantaggio in classifica.

 

 

Questa volta però nulla è perduto e il Lecce è chiamato a riscrivere la storia con un pronto riscatto. Il Lecce si presentava al Granillo di Reggio Calabria praticamente al completo. Baroni sceglieva sugli esterni difensivi Barreca e Calabresi, a centrocampo invece il trio era costituito da Hjulmand, Bjorkengren e Helgason, mentre in avanti erano confermate le tre punte titolari: Strefezza, Coda e Di Mariano.

La Reggina iniziava con il piglio giusto, dimostrando di non voler fare da comparsa, nonostante la tranquilla posizione in classifica che non permetteva ai calabresi né di aspirare ai play off, né di temere il rischio della retrocessione.

I tifosi giunti dal Salento erano tantissimi e si facevano sentire, incitando incessantemente la squadra.

Purtroppo, però il primo tempo del Lecce era di scarsa qualità, anche perché la partita risultava bloccata, i ragazzi di Baroni sbagliavano molto e recuperavano pochi palloni. I Reggini non facevano giocare il Lecce e attaccavano soprattutto sull'out di sinistra dove Di Chiara era molto mobile e Strefezza non lo seguiva sempre, così da lasciare solo Calabresi, che se la doveva vedere non solo con lo stesso Di Chiara ma anche con Kupisz. Non era pertanto un caso se al 44' un filtrante di Di Chiara era perfetto per Lombardi, il quale da posizione decentrata tirava verso la porta e Gabriel s'opponeva di piede. Era la prima conclusione in porta del match, ma soprattutto era il campanello di allarme di ciò che sarebbe accaduto dopo qualche minuto. Ancora da sinistra, infatti, Kupisz penetrava in area su suggerimento di Crisetig e tirava sul secondo palo con un rasoterra in diagonale. Gabriel respingeva ma Barreca si perdeva Folorunsho, che da due passi metteva in rete. Era il recupero del primo tempo e la Reggina andava al riposo in vantaggio.

Per il resto, la prima frazione denotava una gara molto spezzettata e fisica, con un Lecce incapace di creare vere occasioni da rete. A sinistra, Di Mariano e Barreca non sfondavano mai. A destra Strefezza e Calabresi erano più incisivi e mettevano qualche interessante pallone in area di rigore, ma Coda era sempre ben marcato e gli inserimenti di Bjorkengren non erano così efficaci. Il Lecce poi raramente tirava da fuori area ed Helgason, pur non disputando una brutta gara, era alquanto impreciso. Ne risentiva fortemente la manovra offensiva, anche perché il consueto gioco di sponda di Coda non era sfruttato né dagli esterni né dai centrocampisti.

L'unica mezza occasione, il Lecce la costruiva al 23' quando Coda cercava un eurogol da metà campo vedendo il portiere avversario fuori area.

Nella ripresa, Baroni non effettuava nessun cambio, sperando in un cambio di marcia dei suoi ragazzi.

L'inizio era promettente perché Strefezza colpiva subito un palo da posizione decentrata con uno splendido tiro che avrebbe meritato miglior fortuna. Anche Di Mariano sembrava accendersi, ma era solo un fuoco di paglia.

La Reggina continuava a fare falli a ripetizione per spezzettare il gioco, ma sulle palle inattive il Lecce era scarsamente pericoloso. Il Lecce sbagliava una enorme quantità di passaggi e recuperava pochi palloni. Allora Baroni metteva mano alla panchina: entravano Rodriguez e Gallo per Barreca e Helgason. Il Lecce cambiava disposizione: 4-2-3-1. Rodriguez metteva subito un bel pallone per Hjulmand che però non calciava da dentro l'area di rigore, ma faceva un velo inutile. Il cambio tattico comunque giocava. I giallorossi erano più aggressivi e avevano più soluzioni offensive.

A 20 minuti dal termine, Baroni immetteva anche Asencio e spostava Rodriguez a sinistra al posto di Di Mariano. I salentini non riuscivano però ad esprimere il loro gioco e la Reggina iniziava anche a perdere tempo non appena possibile. Il Lecce non dava ritmo alla gara e si affidava ai lunghi lanci su Coda e Asencio, ma i reggini cadevano a terra su ogni contrasto e guadagnavano tempo.

A 10’ dalla fine della gara Rodriguez serviva una palla d'oro a Coda che spedìva fuori incredibilmente.

Il Lecce inseriva anche Gargiulo e Ragusa, al posto di Strefezza e Bjorkengren per l'assalto finale. I giallorossi erano quindi sbilanciati in avanti. Il solo centrocampista difensivo era Hjulmand che comunque giganteggiava dalle sue parti.  Tanti erano i palloni messi in area cercando di sfruttare i centimetri di Asencio e Gargiulo, oltre che di Coda, ma tutti inutili e leggibili.

Nonostante tutti gli sforzi, il Lecce non creava e anzi rischiava su tiro di Bianchi, pescato fortunatamente in fuorigioco.

Nei minuti di recupero, al 96' l'ultima occasione del Lecce era su punizione, ma Coda colpiva la barriera e così i giallorossi perdevano per la quarta volta e cedevano il primato alla Cremonese.

Ora bisogna immediatamente pensare alla partita con il Pisa, che diviene decisiva per la promozione diretta. Non si può più sbagliare per scrivere la storia con un finale al cardiopalma, ma si spera diverso da quello dello scorso anno.

 

 

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