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Mi è stata chiesta una parola di augurio per il caro arcivescovo Settimio Todisco che oggi 10 maggio raggiunge il traguardo dei cento anni, il traguardo dei patriarchi biblici.

 

 

 

I numeri che segnano la tappa della vita e del ministero di mons. Settimio esulano dai normali calcoli biografici: cento anni di vita, settantasette anni di sacerdozio, cinquantaquattro anni di episcopato.

Ma la ricchezza della lunga vita del nostro arcivescovo non è soltanto o soprattutto quella degli anni. Mons. Todisco ha fatto della sua vita una risposta generosa, fedele e, per alcuni aspetti del suo ministero e magistero di vescovo, al mandato missionario che il Signore Gesù ha consegnato agli Apostoli.  Per alcuni anni è stato membro e anche presidente della Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese.

Ricordo la sua presenza nella Conferenze episcopale pugliese e i suoi interventi espressione di un sincero amore e di acute riflessioni, che offriva in lunghe e valide argomentazioni.

Ma passo alla bella fraternità che mi ha legato a lui negli anni del mio episcopato a Lecce (2009-2017). Avevo bisogno nella mia vita spirituale di un fratello al quale consegnare le mie fatiche, le mie incertezze, i miei dubbi, anche i miei limiti nella mia vita spirituale gravata dal servizio alla Chiesa di Lecce. Erano momenti di condivisione fraterna perché mons. Settimio, per me un segno di grande umiltà e attenzione, pretendeva che anche lui aveva bisogno di essere accompagnato nel suo cammino di fede.

Una delicatezza che solo un autentico uomo di Dio mi riservava: ne sono fortemente convinto.

Un ultimo ricordo: il 15 febbraio scorso, alcuni sacerdoti di Ostuni che conoscevano il nostro reciproco accompagnarci, mi invitano a recarmi a Villa Specchia per celebrare i 54 anni di episcopato dell’arcivescovo Settimio. Arrivato a Villa Specchia, al mio entrare nello studio per salutare il caro fratello vedo la sua gioia e la sua sorpresa e con il volto rigato di lacrime mi abbraccia e sussurra: “Questo è troppo!”. Una gioia grande per lui, un grande dono per me!

Caro don Settimio, nella comunione del cuore e della preghiera, il mio augurio e il mio abbraccio.

*arcivescovo emerito di Lecce

 

 

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