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Una basilica vaticana ricolma di un migliaio di fedeli, familiari, sacerdoti, vescovi, cardinali, segno dell’affetto e della stima per una figura che della gentilezza, dell’umiltà e dello spirito di servizio ha fatto la cifra del suo lavoro.

 

 

Mons. Vincenzo Turturro, 45 anni, sacerdote pugliese della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, dal 2019 segretario particolare del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nominato dal Papa lo scorso dicembre nunzio apostolico in Paraguay, ha ricevuto ieri, l’ordinazione episcopale nella Basilica vaticana. Fino ad ora con il grado di consigliere di Nunziatura, è stato elevato alla sede titolare di Ravello, con dignità di arcivescovo.

Una celebrazione sobria all’Altare della Cattedra, seppur nella sua grande partecipazione. Presente Papa Francesco che, arrivato in anticipo in sedia a rotelle, accolto dagli applausi, ha salutato alcuni bambini. L’ordinazione episcopale è stata conferita dal card. Parolin che ha rivolto parole di elogio e incoraggiamento al suo collaboratore, chiamato ora a rappresentare il Papa nel Paese sudamericano dove la presenza dei cattolici sfiora quasi il 90% della popolazione. Un ritorno nel Sud America per Turturro per anni al servizio della Nunziatura in Argentina, e ancor prima - cioè dal suo ingresso nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 2009 - in Zimbawe e in Nicaragua. Negli ultimi anni era stato trasferito alla Sezione per i rapporti con gli stati e le organizzazioni internazionali della Segreteria di Stato e da circa cinque anni seguiva da vicino il lavoro del segretario di Stato Parolin.

Un lavoro del quale il cardinale, nell’omelia, ha restituito alcuni scorci, evidenziando lo “stile” di monsignor Turturro: discrezione, entusiasmo, esperienza. E parlando della diocesi di Molfetta come non menzionare colui che ne è stato l’indimenticabile pastore, don Tonino Bello: “È bello che vegli su di te dal cielo il vescovo che ha accompagnato i primi passi della tua vocazione e dei tuoi primi anni di seminario”, ha detto il card. Parolin. E ha voluto usare proprio le parole del Venerabile per dare spunti a monsignor Turturro per il suo nuovo ministero. Anzitutto il “tempo”, questo della Quaresima che precede la Pasqua: don Tonino amava vederlo come “un cammino che interpella la totalità della persona, un cammino che va dalla testa ai piedi”. Dalle ceneri posate sul capo alla lavanda dei piedi il Giovedì Santo. “Dalla testa ai piedi per abbracciare tutto il nostro essere superando ogni distanza con il Signore”, ha detto Parolin.

Poi, secondo spunto, “il vestiario” con la famosa espressione della “Chiesa del grembiule”: don Bello “notava argutamente come tra i tanti regali che adornano i vestiari degli ordinandi, manchi spesso il grembiule, unico paramento sacerdotale ricordato nel Vangelo. Manca tuttavia perché non si smette mai, perché è da indossare abitualmente e non togliere, sull’esempio di Gesù che si alzò e riprese le vesti, ma non depose l’asciugatoio. Questo ardore di servire sia, mons. Vincenzo, l’anima del tuo ministero”, ha detto Parolin.

Infine il “luogo”, in questo caso la Basilica di San Pietro, dove, ha assicurato il porporato, “lo Spirito Santo sta per scendere su di te: ti colmi della sua grazia e ti renda lieto e lieve servire le sorelle e i fratelli affidati alla tua cura pastorale, perché sono le basiliche dove dimora il tuo e il nostro Signore”.

Un forte applauso, durato a lungo, è seguito al rito della unzione crismale e la consegna del Vangelo, dell’anello, del pallio, della mitra e del pastorale. Turturro, visibilmente emozionato, ha sorriso a tutti i presenti e poi ha ricevuto l’abbraccio di Parolin e di mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, dirigendosi infine dal Papa che, anche lui, ha stretto tra le sue braccia per alcuni istanti il suo nuovo rappresentante in Paraguay.

 

 

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