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“Sono stati anni di impegno e speranza. Impegno perché l’economia della città potesse finalmente emanciparsi dalla monocoltura industriale, e di speranza perché anche alla nostra città fosse garantito il diritto a un ambiente sano”.

 

 

“Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo preposti? Non sarei onesto se cedessi all’ottimismo. No, non li abbiamo raggiunti: nonostante i passi avanti, il siderurgico non è ancora una fabbrica ecocompatibile; troppi i cassintegrati; alta la percentuale degli inoccupati; tanti i giovani che ancora lasciano questa terra per studiare o lavorare. Ancora i numeri dei malati oncologici destano preoccupazione e ancora i viaggi della speranza sono consuetudine. Tutto è stato vano? No, assolutamente! Il processo di ri-conversione è avviato: è un processo passionale di pazienza e di cura”.

Lo ha detto mons. Filippo Santoro, arcivescovo emerito della diocesi di Taranto, durante l’omelia della messa di ringraziamento e commiato dalla comunità diocesana, nella cattedrale di San Cataldo. In processione dall’episcopio con i tanti sacerdoti della diocesi, è stato accolto nella basilica dal neoarcivescovo di Taranto, mons. Ciro Miniero, che ne ha ricordato l’impegno per la città, concretizzato plasticamente nella ristrutturazione del prestigioso Palazzo Santa Croce, opera segno del Giubileo della Misericordia, divenuto un centro di accoglienza per senza fissa dimora, “perché anche i più poveri hanno diritto alla bellezza” - disse a quel tempo mons. Santoro.

 

 

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